Spettacolo gender, pienone al dibattito

Pubblico diviso tra favorevoli e contrari. L’autore Scarpinato: «La realtà va raccontata. È un testo sull’affetto e il rispetto»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Il teatro riempie la sala. Ma questa volta è per discutere e non si alza il sipario. Nel centro civico di via del Ronco sono arrivate ieri pomeriggio 120 persone per parlare dello spettacolo «Fa’afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro». È uno spettacolo per ragazzi (premiato con l’importante premio Scenario), proposto nella stagione del Tsb per le scuole medie: racconta un bambino-bambina, colto nella fase di non scelta della identità sessuale, e di come i genitori riusciranno a capire e saranno al suo fianco. «Tema troppo delicato. Non siamo stati informati», hanno protestato nei giorni scorsi genitori, partiti (CasaPound, Lega e Alto Adige nel cuore) e associazioni di difesa della famiglia. Sovrintendenza e Walter Zambaldi (direttore del Teatro stabile) hanno ricostruito tutti i filtri che portano ad approvare un cartellone, dal ministero ai rappresentanti dei genitori. Non è bastato ed ecco allora l’incontro di ieri, alla vigilia del debutto di domani a Merano.

Sala piena. Al tavolo il regista e autore Giuliano Scarpinato, Zambaldi e la sovrintendente Nicoletta Minnei. La platea è appassionata. Ci sono gli oppositori dello spettacolo e molti sostenitori, parlano genitori, insegnanti, gente di spettacolo, politici. CasaPound è presente in forze, ma anche mamme che dicono «lo spettacolo l’ho guardato, è intelligente e delicato». Il Tsb fa sapere: tutte le repliche sono esaurite. I toni si alzano, ma la discussione resta in generale dentro il perimetro della civiltà. E Scarpinato sorride stoicamente alla provocazione della militante di CasaPound: «Lei è un uomo? Ha il pene?». In definitiva, i contrari contestano la presentazione di uno spettacolo «sensibile» a studenti delle scuole medie e accusano la Sovrintendenza di mancata comunicazione con i genitori. Zambaldi torna ad elencare i passaggi che portano da una proposta alla approvazione, ministero compreso. Come a dire, non siamo una manica di incoscienti. Scarpinato chiede «di parlare delle cose vere». A chi protesta, «ho visto sul web il video dello spettacolo. I genitori fanno la figura dei deficienti», il regista replica, «L’ha visto tutto? No, vero? Perché i genitori aiuteranno Alex a uscire dalla paura. Mi è piaciuto raccontare la forza di bambini che non vogliono farsi incasellare». Kurt Pancheri (Lega) accusa: «Create confusione, date ai bambini il messaggio che si può mettere in discussione la propria identità». Scarpinato scuote la testa: «Sono persone a rischio di bullismo ed emarginazione. Ignorarne l’esistenza significa escluderli già a partire dalla famiglia, il primo livello della accettazione, poi dalla scuola e dalla società». Andreas Unterkircher (Centaurus) dice semplicemente: «È giusto parlare di ciò che siamo. E prima di giudicare, guardiamo lo spettacolo». Scarpinato difende il proprio lavoro: «Vengono chiesti incontri con i registi anche per gli spettacoli tratti da favole con tratti crudeli, come Pinocchio, Hansel e Gretel?». Giovanna Arminio (Popolo della famiglia) gli risponde: «Ma le favole parlano di cose reali». Scarpinato la ferma: «Quindi questi bambini non esistono?». Giovanna Arminio rilancia: «Alle scuole Ada Negri sono arrivati gli psicologi per spiegare lo spettacolo. Vi sembra normale?». Una insegnante segnala: «È la prima volta che si accende una discussione di questo tipo. Evidentemente è un tema sensibile». La replica di una collega: «Le classi sono state informate. Infatti non tutte partecipano». Nicoletta Minnei prende più volte la parola. Difende le scelte fatte, «l’informazione c’è stata eccome, vi chiedo di discutere rispettando i fatti», ma verso la conclusione ammette, «evidentemente c’è stato un problema. È uno spunto per il futuro». Comunque, viene ricordato, i genitori sono liberi di non mandare i ragazzi a teatro, «potranno andare a scuola e verranno inseriti in qualche attività». Dalla fila di CasaPound si prova l’ultimo affondo: «Ma se mio figlio non parteciperà, poi verrà discriminato in classe». Una madre fa il punto: «Quindi, se i loro figli vanno, possono andare tutti.Se i loro figli stanno a casa, salta tutto. Logica ineccepibile». Un altro genitore: «I rappresentanti delle famiglie sono informati da mesi e lo sapete». Andrea Bonazza (CasaPound): «Avete il coraggi di girare a tutti il link dello spettacolo?». Zambaldi si concede una zampata: «Lo spettacolo racconta la possibilità di mostrare la propria debolezza. Per fortuna qualcuno si identifica con la debolezza, non tutti stanno dalla parte della forza maschia». Alessandro Urzì si ritaglia da politico esperto l’ultimo intervento ad alta voce. «Vergogna».

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