Staffler a muso duro: basta con i Bressa 

Il candidato alla segreteria: «Gestione personalistica del partito, è stato un vero fallimento. Adesso tocca a noi»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Dieci anni di Pd. «Governato sempre dagli stessi. Avevamo dato tante speranze. I risultati sono deludenti, a volte fallimentari, per colpa di una gestione personalistica. Hanno fallito, tocca a noi». Uwe Staffler gioca in attacco la sua campagna elettorale. Il 12 novembre iscritti e simpatizzanti del Pd potranno votare alle primarie per scegliere il nuovo segretario e l’assemblea provinciale. Finora Staffler è stato nella minoranza del Pd. «Non cambiare partito. Cambia il partito» è il suo slogan. In caso di sconfitta contro lo sfidante Alessandro Huber «resterò nel Pd, ma abbiamo bisogno di un partito più aperto». Meno convinto di questo è Roberto Bizzo, uno dei suoi sponsor. Come Luisa Gnecchi. Entrambi hanno deciso di appoggiarlo senza candidarsi per l’assemblea. «Un gesto di generosità», dice Staffler, «Luisa è stata isolata nel Pd in modo vergognoso. Roberto non è il mio mentore politico, ma è un gentiluomo e ne ha subite di ogni colore nel Pd da parte di persone che temevano di perdere il potere». Ieri mattina in piazza Università la presentazione delle liste che lo appoggiano. «Non a caso siamo qui», dice Staffler, «Il trilinguismo è l’unica via». Sulla vicenda del dialetto sudtirolese che dovrebbe essere insegnato anche agli italiani, come proposto da Huber, Staffler da sudtirolese risponde, «di sicuro il dialetto non va insegnato a scuola ed eviterei di parlare con leggerezza di un tema tanto complicato come la scuola plurilingue». Sulla proporzionale, dice, bisogna iniziare a discutere: «Doveva essere una misura temporanea, invece è diventata strutturale. Proviamo ad arrivare al censimento del 2031 senza l’obbligo di iscriversi a un gruppo linguistico». Ribadisce «non parlo male di Huber, che vorrei come mio vice, ma di chi lo sostiene». Fa i nomi di Gianclaudio Bressa, Carlo Costa e Christian Tommasini. Del primo dice «è intelligente, ma non si è mai fatto vedere. Cinque legislature bastano. Ci metteremo di traverso per la sua ricandidatura». Costa, accusa, «tiene il Pd in ostaggio, con pochissimo dibattito». Tommasini «invece di candidarsi per l’assemblea si è fatto nominare nella commissione congresso per entrare di diritto...». I rapporti con la Svp? «Solo un idiota aprirebbe conflitti inutili con loro. È un partito serio, ma sono altro da noi. Il Pd deve creare il centrosinistra in Alto Adige e ogni tanto deve fare una proposta e dire qualche no, anche nell’interesse della parte progressista della Svp. Serve rispetto per la comunità italiana. Non puoi scaricare un gruppo intero solo perché a poche persone bastano le briciole». Staffler è stato assistente parlamentare di Langer e Lilli Gruber, segretario particolare di Spagnolli, nello staff di Laimer. Difficile proporsi come uomo nuovo. «Certo, sono in politica da quando avevo 20 anni, come collaboratore o gregario. Questa volta ho lanciato una sfida», la sua risposta. Bizzo dice: «Staffler è l’ultima occasione per il Pd. Abbiamo meno voti di quelli che avevano Ds e Margherita da soli». Gnecchi accusa: «Nel patto del 2013 tra Svp e Pd c’era l’impegno delle modifiche allo statuto per i ladini e per una maggiore rappresentanza degli italiani in giunta. La legge sui ladini è praticamente approvata, degli italiani nessuno ha più parlato». Staffler passa ai candidati una corda da montagna: «Serve una squadra. Anche con tutti gli altri». Nella sua lista per Bolzano c’è Miriam Canestrini (che propone per la presidenza dell’assemblea), il presidente di Don Bosco Alex Castellano, Mauro Randi, Monica Franch, l’ex primario del Sert Elio Dellantonio, Debora Pasquazzo, Mario Giovanacci, Maria Ledonne, Nicola Pesante, Nirvana Pedrazza, Sana Younes, Ivo Planötscher, Maria Luigia Chinaglia, Antonio Rindone.

Nella lista per la zona sud si candidano Luigi Tava, Cristina Busetti, Andrea Mastroianni, Giulia Cavada e Fabrizio Pasqualon. Zona est: Maura Galera, Alessandra Scafetta, Luisa Zencher, Karl Trojer, Lucia Cenci, Roberto Mizzon, Adriana Palmieri. Zona Ovest: Franco Nietsch, Giulia Grendene, Franco Rubini, Dunia Tassiello, Sebastiano Calì, Michela Crisci.

Qualche scintilla. Staffler: «Nell’incontro a Silandro Huber si è trovato d’accordo con me sulla toponomastica: i nomi italiani non vanno cancellati». Replica Huber: «No, ho detto che è stato commesso un errore madornale bloccando la norma di attuazione. Bizzo ha rovinato il lavoro di Francesco Palermo».

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