Stangata Imu sui capannoni vuoti

Esplode la bolla della legge Tremonti: inutilizzati per la crisi migliaia di metri quadri costruiti per pagare meno tasse


di Riccardo Valletti


BOLZANO. In principio fu la legge Tremonti Bis, la madre di tutte le speculazioni edilizie. E l’eredità che ancora oggi il paesaggio altoatesino sta pagando è quella di centinaia di migliaia di metri quadri di capannoni e aree produttive, cementati e mai utilizzati. Il prezzo del suolo nel frattempo lievita, i terreni edificabili sono sempre più preziosi e la questione è diventata talmente evidente che il Bauernbund l’ha messa tra i problemi più gravi da risolvere entro il prossimo ventennio e la Giunta Provinciale ha attivato progetti di razionalizzazione dello sfruttamento del suolo.

La legge. Correva l’anno 2001, e il ministro dell’Economia varava la legge sulla detassazione degli utili reinvestiti. Praticamente qualunque tipo di investimento realizzato tra la seconda metà del 2001 e la fine del 2002, avrebbe potuto essere scontato dalle tasse per il 50% del suo valore. Fu la corsa al capannone. "In quegli anni – racconta Michele Buonerba della Cisl – la cassa edile di Bolzano era la terza in Italia per numero di addetti, dopo Torino con i cantieri per le Olimpiadi e Milano, e prima di città come Roma e Bologna". Dal Mezzogiorno, soprattutto Puglia e Calabria, arrivavano squadre intere di operai di tutte le specialità: carpentieri, manovali, muratori, gruisti, escavatoristi, "in più di un’occasione – prosegue Buonerba – ho fatto personalmente le ricerche tramite le altre sedi sindacali, chiedendo ondate anche di cinquanta operai per volta". Per qualche anno fu la Bolzano del bengodi, poi la bolla si è sgonfiata. Quello che resta, documentato dalle ricerche ancora parziali della Bls, è un’eredità di oltre 150 mila metri quadrati di capannoni mai utilizzati e ora inutilizzabili, solo nel comune di Bolzano. "Stiamo cercando di sensibilizzare i comuni di tutta la provincia a proseguire con il censimento – afferma l’assessore Thomas Widmann – ma trattandosi di aree private non possiamo costringerli a lasciare entrare i tecnici per misurare le metrature in esubero". Nel frattempo è arrivato il governo tecnico con la mannaia dell’Imu, e ora questi edifici gravano come macigni sui bilanci già traballanti di centinaia di piccole imprese che all’epoca pensarono bene di investire nel mattone piuttosto che pagare le tasse.

La stangata Imu. "Conosco personalmente chi ha dovuto fare la scelta tra pagare l’Imu o gli stipendi nei mesi scorsi – afferma Buonerba – in certi casi, solo la prima rata è stata di oltre 20mila euro". Quindi che fare di tutto questo cemento? Il Bauernbund inizia suggerendo di imporre uno stop all’ampliamento delle aree produttive, tra gli architetti e gli urbanisti già prende corpo la contrarietà a una riconversione d’uso dei capannoni a zone abitative, mancherebbe il tessuto urbano circostante e in ogni caso sarebbe impossibile riadattare le strutture, che inevitabilmente andrebbero abbattute e ricostruite. E inoltre, chi paga? La Cisl chiede provocatoriamente che sia la Provincia ad assumersi l’onere di rendere utili questi edifici inutili, comprandoli per poi piazzarli di nuovo sul mercato, o trasformandoli, o qualunque altra cosa, purché le imprese possano tirare il fiato. Ma la risposta dell’assessore Widmann non lascia spazio ad interpretazioni. «Non ci possiamo permettere questo lusso, e la scelta fatta allora di costruire faceva parte dei rischi d’impresa". Il contributo che la politica ha però deciso di dare sta nella programmazione per il futuro, "stiamo incentivando i comuni a fare rete, adottando zone produttive condivise, e nel frattempo tentiamo di censire il resto del territorio provinciale, ma nessuno ha una soluzione da bacchetta magica per questo problema".

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