Stanziati più fondi per i consultori familiari

Il budget sale di oltre 300 mila euro: massima attenzione ai bambini coinvolti



BOLZANO. Crescono i divorzi e gli equilibri delle coppie altoatesine sono sempre più fragili. La giunta provinciale ne ha preso atto e ha deciso di aumentare di 300.000 euro il budget destinato ai consultori familiari per il 2017. Una misura ufficializzata ieri durante la presentazione della pubblicazione dell’Agenzia provinciale per la Famiglia “Per rimanere una famiglia” e contestualizzata dall’assessore provinciale Waltraud Deeg. «La prima preoccupazione è quella di assistere al meglio i figli minori coinvolti in queste situazioni. I pilastri della nostra politica per la famiglia si concentrano proprio sulla stabilità dei rapporti, sulla conciliazione con il lavoro e passa attraverso il sostegno economico di chi si trova in difficoltà». Nasce da qui il progetto “Famiglie più forti”. «Esatto, cerchiamo di evitare ai bambini un trauma dove ci sono dei margini di lavoro per uscire dalla crisi per una coppia. Questo lo possiamo ottenere solo garantendo informazioni, consigli, formazione, assistenza e guide che siano le più pratiche possibili. Ci siamo focalizzati su un piano preventivo». Non tutto, però, si aggiusta. Anzi, le statistiche dimostrano che una volta su quattro il legame si rompe. «Lo sappiamo, quindi diventa necessario rafforzare anche la collaborazione tra tribunale,avvocati, Comprensori, consultori, scuole ed asili. È fondamentale fare sistema per assistere contemporaneamente i genitori ed i bambini. Il tutto con un’informazione che sia immediata. Non si può perdere tempo».

Sono 500 i minori che ogni anno sono coinvolti dalla separazione dei genitori. Bambini e ragazzi che tutti i giorni vanno a scuola mentre affrontano un momento difficile. «Gli istituti sono chiamati a dare il loro contributo - interviene Rita Chiaramonte del dipartimento istruzione e formazione italiana - perchè bambini e ragazzi reagiscono in maniera completamente diversa di fronte a questo trauma. C’è chi si getta completamento nello studio e che sviluppa un rifiuto. Gli insegnanti devono essere pronti a gestire questo passaggio e capaci a porsi in maniera neutrale verso i genitori. Ovvio che vadano anche loro formati e preparati».

Nella pubblicazione presentata ieri, comunque, il fenomeno viene affrontato anche da un punto di vista giudiziario con l’intervento della presidente del Tribunale di Bolzano Elsa Vesco. «Il criterio che dobbiamo seguire per attuare una soluzione provvisoria prima di ogni procedimento giudiziale deve essere quello della dignità. Entrambi i genitori devono avere la possibilità di vivere dignitosamente. Poi si può passare alle altre fasi». Va trovata, però, una casa per i figli e nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di quella della madre. «Noi non facciamo distinzione tra uomini e donne. Quello a cui poniamo attenzione è il rapporto dei figli con i genitori perchè il loro benessere è la priorità. È capitato, comunque, che disponessimo l’affido alternato in due case ma i giudici raramente optano per questa soluzione. Non bisogna mai sottovalutare, inoltre, l’età dei figli». Le norme devono adeguarsi ad un modello familiare che sembra meno solido? «In realtà ci vuole una certa elasticità in questo campo. Quello che può andare bene per una famiglia per un’altra potrebbe non funzionare affatto. Non c’è una scienza esatta». Tasto delicato e spesso motivo di incomprensioni è l’assegno di mantenimento. I margini della somma imposta sembrano essere tra i 250 ed i 350 euro. «Il calcolo dell’importo dipende da tanti fattori - chiude Vesco - quindi è difficile dare un valore generale. Solitamente si cerca di trovare un equilibrio in modo che le necessità dei figli vengano coperte da entrambi i genitori secondo le possibilità economiche. In questa valutazione entrano fattori come il reddito effettivo ma anche il numero e l’età dei figli, l’uso della casa di famiglia, il patrimonio dei coniugi, le spese per la casa, i costi per un secondo appartamento oppure per il viaggio necessario a vedere i figli».

Chiusura con l’appello della garante per l’infanzia Paula Maria Ladstätter: «I figli possono chiedere aiuto al garante anche senza il consenso dei genitori. Noi possiamo anche offrire una mediazione extragiudiziale tra i disputanti con una figura neutrale». (a.c.)

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