«Statuto, serve più democrazia»

Autonomia da riscrivere, alla Lub discussione accesa. Brugger: «Concentriamoci sulle competenze»



BOLZANO. La proporz? Serviva 70 anni fa adesso no... Invece sì, ci vuole per tenere in piedi il sistema. E la scuola? Meglio trilingue e mista... No, prego, deve continuare a guardare all'identità. Le regole finanziarie? Teniamo le posizioni, non si molla di un cent... Sbagliato, teniamoci liberi di cambiarle, se serve. Insomma sappiamo che stiamo andando verso il terzo Statuto ma non abbiamo la minima idea di cosa metterci dentro, a questa nuova autonomia che dovrebbe soppiantare la vecchia. Lo dice Siegfried Brugger a chiare lettere: «La convenzione è macchinosa. Sta partendo, ma non conosciamo la destinazione. Verso quali obiettivi? Niente, tutto tace, nessuno è d'accordo con nessuno». E Michele Buonerba (Cisl): «C'è alle porte la riforma dello Statuto, ma le riforme vere non le facciamo mai. Sanità, scuola...». Aggiunge Claudio Corrarati (Cna): «Tutti a parole per il cambiamento dell'autonomia, ma non per quello dell'economia. Ma se non si fa, andremo sempre a chiedere l'elemosina al pubblico». I tre, avevano accanto anche Luigi Spagnolli e Lidia Menapace ieri alla Lub per la tavola rotonda sul bilancio della nostra Speciale, alla vigilia della sua possibile, invocata, temuta e contraddittoria riforma. E tutti hanno convenuto su un punto: il finanziamento dell'autonomia, vecchia o nuova, sarà determinante. In due parole: la certezza dei soldi prima delle competenze. Per questo Spagnolli e la Menapace hanno chiesto da una parte «regole condivise» e dall'altra una maggiore condivisione dell'autonomia, come bene comune. «Ci vuole una mozione degli affetti», ha detto l’ex senatrice, la sola reduce da quel mitico convegno del Mulino, nel 1961 dove, Magnago presente, si gettarono le basi ideali, ideologiche e politiche del secondo Statuto. E che questo convegno di ieri alla Lub vuole riecheggiare. Regole e certezze, dunque. Perché, ha chiosato Gianni Lanzinger organizzatore dell'evento per l'Upad, «spesso la caccia vale più della preda». Nel senso che il percorso che si sta iniziando verso la riforma dell'autonomia sarà un valore in sé, solo se sarà pienamente democratico e partecipato. E qui iniziano i problemi. Perché da una parte Brugger ha rilevato la fragilità dell'impianto-Convenzione e l'assenza di un binario con obiettivi chiari da raggiungere. Dall'altro molti hanno posto l'accento sul fatto che l'assemblea che dovrà iniziare a discutere di riforma, è stata messa in piedi col sempiterno e stantio meccanismo della proporzionale. Anche di genere. «Facendosi beffa», hanno detto sia Buonerba che Corrarati, «della qualità e delle eccellenze nel campo». Infine il rapporto con lo Stato. Che sarà sempre più con l'Europa e dunque meno controllabile. Sarà difficile «spremere ancora i limoni». A questo proposito Siegfried Brugger, a cui era sempre stata attribuita la paternità della frase quando era Obmann Svp dà la sua interpretazione autentica: «Non volevo dire e mai ho detto che Roma andava spremuta e che l'avevamo fatto con soddisfazione, ma che non si sarebbe più potuto spremere altro dall'autonomia. Occorreva cambiare metodo e politica. Dobbiamo concentrarci sulle competenze difendibili e non su quelle, come la sanità, comuni a tante altre Regioni». (p.ca.)













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