Stocker: «La sanità dovrà fare a meno del tesoretto»

La nuova assessora a Fabi: i 40 milioni servono per servizi sociali e sussidio casa La ricetta: «L’unica strada percorribile è la riorganizzazione e tocca ai dirigenti»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. La sanità piange. Dice Fabi, il direttore generale dell'azienda unica: «Ci mancano cinquanta milioni. Aspettiamo che la Provincia ci dia una mano». Martha Stocker non ride. Ma risponde: «Signori, cinquanta ve li sognate. Provate invece a far partire una riorganizzazione generale dei servizi». L'assessora alla sanità, fresca di nomina, è ormai cosciente di avere sulle spalle il peggior peso di tutta la giunta. E che i fondi sono preziosi. Soprattutto il tesoretto accumulato di 40 milioni. Non lo dice ma la sostanza politica della sua risposta è questa: la riforma clinica c'è, è stata disegnata e definita, che i comprensori la mettano in pratica. I risparmi possono arrivare solo da lì.

Assessora, Fabi ha detto: ci avete dato 20 milioni di meno, ne aspettavamo trenta in più. Questo buco di 50 aiutateci a ripianarlo.

«So che questa era l'abitudine. Ma oggi è diverso».

Fabi dice che c'è il tesoretto...

«Attenzione. Il tesoretto non è una cassaforte da aprire e chiudere a comando. Per quei 40 milioni sono già in lista d'attesa tutto il comparto dei servizi sociali e quello del sussidio casa. Ci sono un'infinità di domande non coperte in quei settori che aspettano una risposta».

E le domande dei comprensori sanitari?

«La risposta è nella riforma clinica. Quello è uno strumento, basta usarlo. Per questo dico che la politica non è un bancomat. I fondi vanno suddivisi».

Ma Fabi individua anche i settori su cui sarebbe possibile intervenire: ticket in salita, servizi, primariati...

«Sono tutti settori compatibili con un'operazione di ristrutturazione».

Ma la sanità aspetta la politica.

«E la politica aspetta le loro proposte. Non ribaltiamo i ruoli. Io non posso mettere mano alle questioni. Il mio compito è di definire le compatibilità in base alle richieste e alle possibilità economiche».

E dunque?

«Che i dirigenti ci dicano dove potrebbero intervenire. A loro parere e con i loro strumenti tecnici. Ma che lo dicano chiaramente. Settori, servizi, nomine, accorpamenti. E, insisto, la strada è nella riorganizzazione».

L'esempio trentino sui ticket potrebbe essere una strada?

«Lo potrebbe essere ma in teoria. Nella pratica occorre che ogni proposta, anche la più compatibile e subito attuabile, sia inserita in un quadro generale di riforma della sanità e delle sue prestazioni. È arrivato il momento di muoversi non più a singhiozzo, chiudendo e aprendo emergenze ma con un quadro complessivo di azione».

Che idea si è fatta, personalmente, della questione?

«Che tutti i settori, e dunque anche la sanità, hanno bisogno di interventi e non solo di soldi».

E a Fabi che dice, infine?

«Una sola cosa. Che così non si può andare avanti. Discuteremo le soluzioni, proveremo a trovare la strada per coprire carenze. Non sarà facile perchè non è facile trovare fondi. E non lo è neppure riformare una grande macchina come quella degli ospedali. Ma sono sicura soltanto di una questione: se si sta fermi andrà sempre peggio. E dunque, muoviamoci. Aspetto proposte concrete di risparmio».

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