Storia e musica, due nuove facoltà
Il rettore Lugli: Scienze culturali con il gruppo di Storia e regione e Scienze musicali in collaborazione con il Conservatorio
BOLZANO. Dietro l'angolo della Lub stanno per affacciarsi due nuovi mondi. Detto in parole povere: una facoltà di storia e una di musica. Detto in altri termini: una facoltà di "scienze culturali" e un dipartimento che terrà legato (accademicamente) a Bolzano il Conservatorio. Ma storia e musica procederanno per percorsi (e tempi) diversificati e la ragione è che per la prima si tratta di una "libera" scelta dell'Università, per l'altra di un modo per impedire che il Conservatorio bolzanino, una delle istituzioni più prestigiose e antiche della città, venga preso in mezzo l'anno prossimo dal vortice di decreti che riformeranno gli istituti di formazione musicale in tutta Italia chiedendo loro di accorparsi tra loro (per noi al Nordest) o di agganciarsi in qualche modo agli atenei di riferimento per assimilarli a corsi di formazione accademica. Ma la conclusione è questa: la Lub si apre all'umanistica. Lo ha svelato il rettore. «È un peccato - ha detto l'altro ieri Paolo Lugli - che il nostro centro di documentazione di storia regionale viva di rinnovo triennale in rinnovo triennale. Se la Provincia ci da una mano - ha aggiunto - la mia idea è fare entrare la storia e la sua squadra di ricercatori in una nuova facoltà che vorrei chiamare di Scienze culturali, aggiungendo anche gli studi di linguistica». Una sostanziale ottimizzazione delle risorse. Il rettore ha detto tutto questo alla Galleria Civica, avendo accanto proprio uno dei più attivi storici del “suo” Centro, Andrea Di Michele, che ha curato la mostra in corso in questi giorni dal titolo «Fu la Spagna» con le testimonianze italiane e fasciste dalla guerra civile iberica. In sostanza: il progetto della Lub è trasformare il Centro Storia e Regione in parte della nuova facoltà e i suoi ricercatori in docenti tout court. Declinando in contributi di insegnamento tutto il vasto patrimonio di studi, ricerche, pubblicazioni e convegnistica che questa struttura ha accumulato negli ultimi decenni e dotando così l'università di una nuova capacità di attrazione in un settore di grande prestigio. Sfruttando nel contempo l'identità di confine propria di queste terre per mettere insieme studi trasversali in collegamento con la linguistica italo-tedesca. Questo è il progetto per la storia.
Per la musica , il ragionamento di Paolo Lugli tiene invece conto dei grandi mutamenti in prospettiva delle istituzioni musicali italiani. I Conservatori autonomi così come li abbiamo conosciuti non ci saranno più e potranno o trovare sinergie comuni o collegamenti con le università. Quest'ultimo è l'orizzonte a cui sta lavorando la Lub.
E anche il neo direttore del Conservatorio, Giacomo Fornari dice: «Io sono appena arrivato ma la settimana prossima ho intenzione di parlare col rettore proprio su questo argomento». Le vie, visto che una facoltà di musica non viene ancora prevista dal nostro ordinamento, è un ente autonomo aggregato all'ateneo (sul modello Eurac) o, visto che già oggi il Conservatorio rilascia diplomi biennali o triennali post-liceo, una facoltà, detto semplicemente, di Scienze musicali in cui ateneo e Conservatorio gestiscano in buona colleganza le rispettive esigenze.
Nodo principale: il personale. Tutto da definire il tipo di inquadramento, la tipologia professionale o accademica eccetera. «Ma già da tempo in Austria e Germania esistono facoltà di musica e stanno avendo grande successo, anche in termini di qualità complessiva» osserva ancora Fornari.
In conclusione, l'università di Bolzano si allargherà ancora. E non più solo tra scienza, tecnica e economia ma aprendosi all'umanistica. «L'arte c'è già - chiosa Paolo Lugli - visto che nella facoltà di Design l'abbiamo inserita...».