Sul bus senza il biglietto ma a processo va l’autista

Il dipendente della Sad si è trovato sotto accusa per violenza privata L’anziano (con l’abbonamento non valido) rimase bloccato mezz’ora sul pullman


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Un autista della Sad ha dovuto affrontare un processo penale per aver cercato di far pagare la corsa ad un viaggiatore che era salito sull'autobus del servizio citybus di Appiano senza pagare il regolare biglietto. La vicenda processuale ha del clamoroso in quanto l'autista in un primo tempo si era visto addirittura mettere sotto processi con l'ipotesi accusatoria del sequestro di persona. I fatti sono avvenuti nella primavera di due anni fa. Sul pullman del servizio citybus era salito un anziano di circa 70 anni che intendeva viaggiare con l'abbonamento “Aboplus” che però non era stato attivato e, di conseguenza, non poteva essere considerato valido. A far notare la circostanza era stato l'autista del mezzo che, in molti casi, funge anche da controllore. Il dipendente della Sad aveva fatto presente all'anziano che avrebbe dovuto pagare il biglietto normale (cioè 1,50 euro) oppure scendere dal mezzo. Un invito che rimase lettera morta. Il passeggero contestò la mancata validità dell'abbonamento e si sedette comodamente su uno dei sedili del pullman. Nel frattempo l'autista diede il via regolarmente alla corsa ma, a fronte della posizione caparbia dell'anziano, decise di chiedere lumi alla centrale operativa della Sad al fine di ottenere indicazioni precise di come avrebbe dovuto comportarsi. Furono proprio gli operatori della Sad ad invitarlo a chiamare i carabinieri e ad attenderli al fine di chiedere l'identificazione e la denuncia della persona priva di biglietto. L'autista eseguì alla lettera: allertò i carabinieri di Appiano e fermò l'autobus ma i militi (impegnati altrove) arrivarono sul posto solo dopo una trentina di minuti. L'anziano passeggero, il cui comportamento aveva di fatto provocato l'interruzione del servizio, il giorno successivo si presentò da un legale denunciando di essere stato sequestrato per mezz'ora all'interno del bus. L'inchiesta penale si concluse con una derubricazione dell'ipotesi di reato: si passò dal sequestro di persona alla presunta violenza privata. Un'ipotesi d'accusa decisamente meno grave ma l'autista si è trovato comunque a dover affrontare un processo dalle mille incognite. Ieri mattina il dibattimento davanti al giudice Oswald Leitner si è concluso con una piena assoluzione. L'avvocato difensore Andreas Tscholl (dello studio legale Valenti) ha sostenuto con successo l'insussistenza dell'ipotesi accusatoria: perchè si possa parlare di violenza privata è necessaria un'azione comunque violenta e minacciosa nei confronti della presunta vittima. Cosa che non si sarebbe assolutamente verificata nell'episodio in questione. Di qui la decisione del giudice di disporre la piena assoluzione.

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