Sul magazzino «Negrelli» bloccati i primi 100 milioni 

Dopo la sospensiva del Tar alla demolizione dell’ex immobile Fs in via Renon non decolla l’accordo di programma tra Comune e Benko per via Alto Adige



BOLZANO. La battaglia sulla "Negrelli Halle" si trasferisce dal piano politico e urbanistico a quello giudiziario. L’avvocato Gernot Rössler ha infatti un ricorso al Tar a firma del Dachverband, la federazione protezionisti sudtirolesi, contro il Comune di Bolzano e la Provincia autonoma e pure "nei confronti" di Rfi, la Rete ferroviaria italiana, per annullare o sospendere la concessione edilizia del 6 ottobre che dava il via libera alla demolizione dell’ex deposito ferrovie in via Renon. Richiesta accolta dal Tar - come già scritto da questo giornale - con camera di consiglio il 28 novembre prossimo.

Questo ricorso piove a pochi giorni dall’avvio dei lavori nell’area di via Renon, a seguito della concessione edilizia comunale e della richiesta provinciale di avviare quanto prima il trasferimento della stazione autobus di via Perathoner, nel cui contesto sta a sua volta per essere intrapreso, nel 2018, l’iter per la costruzione del "Walther park", il centro commerciale benkiano. La questione, su cui il tribunale amministrativo dovrà pronunciarsi, riguarda la "tutelabilità" della costruzione. In sostanza se quel capannone ha o meno un valore monumentale. Per gli enti preposti, che hanno sin qui affiancato l’iter amministrativo della concessione edilizia, no. Per i ricorrenti, in prima fila il Kuratorium di Wittfrida Mitterer che ha coinvolto nei mesi scorsi alcune associazioni protezionistiche e no come appunto il Dachverband, gli Schützen, il Fai e alcuni privati come Lageder e Heiner Oberrauch , invece sì. Ma esistono poi, intorno al capannone, altri piani di confronto. Uno è finanziario e si lega all’accordo di programma firmato da Comune e René Benko a proposito del Pru di via Alto Adige: la prima "tranche" dei 100 milioni che la Signa si è impegnata a versare al municipio scatteranno solo all’indomani dell’inizio dei lavori in via Renon. L’altro è urbanistico e riguarda tutta una serie di intese raggiunte intorno al progetto da tre soggetti pubblici: Rete ferroviaria italiana (che si aspetta che i lavori inizino in via Renon per poi poterli allargare a tutto l’areale), la Provincia, che ha chiesto la concessione, e il Comune che l’ha poi data. "Noi non vogliamo bloccare il progetto, né il Pru, né l’areale - ha sempre sostenuto la Mitterer - ma chiediamo di conciliarlo con il mantenimento della struttura interna". Ma è su questo punto che le varie commissioni che hanno esaminato la questione sono state di diverso parere. Presumibilmente perché, al di là dello scenario rispetto alla stazione provvisoria dei bus, è il grande progetto dell’areale che mal sopporterebbe la presenza di nuovi condizionamenti urbanistici. Perché esso si basa sullo scambio pubblico-privati: il primo offre i terreni liberi, il secondo paga il costo dello spostamento dei binari (500 milioni o più) per ottenere la possibilità di costruire sui terreni senza più vincoli.













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antonella mattioli

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