«Sul megastore Comune regista non sponsor»

L’assessore: «Bene i finanziamenti privati ma non a scapito della qualità della vita»


di ALBERTO FAUSTINI


di ALBERTO FAUSTINI

Assessore Pasquali, su Benko rischiate una figuraccia al giorno. Non s'è ancora ben capito se siete dei geni, perché riqualificherete la città facendo finanziare i lavori ad un privato, o se siete invece dei superficiali, che stanno seduti su una bomba ad orologeria.

«Guardi - mi dice Maria Chiara Pasquali sistemando le carte che ha sulla scrivania - non si tratta di essere dei geni o dei superficiali quando si affrontano trasformazioni importanti per la città. E, mi scusi: non s’è mai visto in nessun’altra città, sia in Italia che all’estero, che modifiche urbanistiche simili vengano risolte in trenta giorni. La Città di Bolzano si confronta poi per la prima volta con il tema della riqualificazione urbana, discutendo delle modalità per intervenire nelle zone identificate dal Masterplan di Bolzano come zone di trasformazione, utilizzando la nuova normativa provinciale. Non era mai accaduto prima».

Il che non risolve l'equivoco. Idea illuminata o bomba, figlia di una certa superficialità?

«Nessuno in Provincia ha mai approvato piani di riqualificazione urbanistica. Come sempre, è il Comune di Bolzano a fare da apripista».

Avete dunque il cerino in mano.

«Non è un cerino e non è un caso: ancora una volta emerge la differenza di problematiche e di opportunità che contraddistinguono il capoluogo rispetto al resto del territorio».

Bolzano ogni tanto è al confine dell’impero. Poi torna improvvisamente ad essere il capoluogo. Doveva arrivare Benko per far “tornare” Bolzano capoluogo?

«Guardi Benko non c’entra e cerca in ogni occasione di portare avanti il suo pur legittimo interesse, facendo operazioni di marketing come la lettera uscita recentemente sui giornali o l’opzione per il Virgolo. La questione è altra. E riguarda le scelte, non solo urbanistiche, che verranno fatte per Bolzano e che potranno avere ricadute positive anche per lo sviluppo complessivo della nostra provincia: va però scelta, a livello provinciale, la strada che si vuole perseguire. Con lungimiranza e non restando ancorati al passato».

Dice che è la Provincia che non riesce a scegliere? Da fuori sembra che ad avere le idee chiare sia solo Benko, che mette però i suoi affari - e mi stupirei del contrario - davanti ad ogni altra cosa.

«Benko o non Benko, riqualificazione, rigenerazione urbana, rifunzionalizzazione sono concetti che dovranno essere alla base del nuovo modello di sviluppo».

Ma avete un’idea complessiva di città?

«Con orgoglio le dico che il Masterplan contiene già questi temi e ha anticipato il dibattito in corso».

Mi faccia qualche esempio.

«L’indirizzo per il governo del territorio s’è incentrato sul risparmio di suolo, sulla valorizzazione del modello di città addensata, invertendo la tendenza espansiva periferica e puntando sulla qualità delle aree urbane dismesse. La vera scommessa per il futuro è rappresentata dall’intervento sulla città consolidata e sulla città storica. Lo slogan è: costruire sul costruito».

Ma Benko sembra dettare tempi e scelte.

«In questo momento sono tre le aree previste nel Masterplan in cui si è avviato il processo di riqualificazione e rigenerazione urbanistica e dov’è in corso un dibattito pubblico: l’Areale ferroviario, l’areale Perathoner/Alto Adige, denominato nel Masterplan “Areale delle Stazioni”, e la zona produttiva artigianale di via Druso. Come vede, Benko non solo non influenza le nostre scelte, ma non c’entra nulla con ciò che abbiamo intenzione di fare, progetto nel quale cerca semmai d’inserirsi».

Lei mi parla di zone molto diverse per entità degli interventi, superfici coinvolte e localizzazione. E anche intervistando il sindaco ad "Altoadige.live" ho avuto la sensazione, pur di fronte ad una sua smentita, che una cosa (la zona di via Garibaldi) escluda l'altra (l'Areale).

«No, no. L’Areale ferroviario rappresenta il futuro di questa città in termini di connessioni urbane, ricuciture di tessuti cittadini, per l’inserimento del nuovo centro della mobilità e di interscambio modale del traffico, di offerta di servizi e residenza per coprire il fabbisogno abitativo dei prossimi anni».

E l'area che è a due passi da lì?

«L’area adiacente Perathoner/Alto Adige si configura come cerniera tra il centro storico e il nuovo brano di città. Importante però è anche il processo di riqualificazione della zona produttiva di via Druso: una zona centrale rispetto ad una parte di città che ha visto la più grande espansione degli ultimi decenni. Realizzare la nuova piazza dell’artigianato di servizio vicino a chi abita il quartiere è un grande obiettivo».

Ma l’amministrazione pubblica può davvero intervenire in tempi rapidi, in un contesto socio-economico in continua trasformazione? O approfitta di Benko o dell'altra cordata per accelerare la riqualificazione urbana in un momento storico nel quale le risorse sono finite?

«È evidente che si tratta di innescare un nuovo modo di pianificare il territorio, iniziato con il superamento del vecchio PUC e con l’introduzione del Piano strutturale, il Masterplan, che dovrà necessariamente condurre ad un “patto trasversale” tra pubblico e privato».

Non mi parli per sigle, per cortesia.

«Mi spiego meglio: l’iniziativa privata dovrà in ogni caso garantire benefici economici ai cittadini, al pubblico e agli investitori. Va sottolineato che le proposte arrivate al Comune da gruppi imprenditoriali privati per l’areale Perathoner/ Alto Adige, riguardano principalmente aree di proprietà del Comune di Bolzano per cui il ritorno economico dovrà essere garantito e verificato, come previsto dalla norma provinciale, dall’ufficio Estimo provinciale. In un periodo in cui le risorse del Comune sono state ridotte in modo drastico (al di là di nuove possibili sviluppi e decisioni in Provincia rispetto al capoluogo) è di assoluto interesse pubblico reperire risorse aggiuntive. Ma non a scapito della qualità della vita dei nostri cittadini, con l’inserimento di una megastruttura sproporzionata al contesto urbano o al parco pubblico».

Ma non manca un cambiamento culturale?

«Sì. Il passaggio, per la città, per la politica, per le forze sociali ed economiche, è questo: affrontare in modo non ideologico, ma costruttivo, questo tema, che sarà il tema centrale delle politiche urbanistiche del prossimo futuro. Prima di entrare nel merito vorrei ricordare le parole che Silvano Bassetti ci aveva consegnato prima di lasciarci prematuramente: “...eppur si muove” era il titolo della sua memoria in cui parlava di “rinnovata cultura del progetto” e di una “congiuntura economica” non più “ciecamente favorevole, ed eccessivamente assistita e protetta…”.

Grande persona Bassetti. Ma siete sempre fermi alle sue parole, alle sue idee?

«Silvano si riferiva principalmente ad una serie di progetti lanciati dal Comune di Bolzano, come la riqualificazione delle aree della stazione ferroviaria, ma non solo, anche da parte di privati: “sotto traccia ne fermentano altre, si tratta di scegliere, correggere, frenare, implementare, indirizzare, proporre alternative... e non si potrà certo stare zitti ovvero rispondere con 25 comitati del NO!” Condividere queste parole non significa star fermi. Anzi. Il compito del Comune non è quello di essere “sponsor” ma regista di queste operazioni. Il promemoria che ho presentato in giunta dopo la presentazione delle proposte Benko ed “Emozioni Alto Adige” dice proprio questo: il compito del Comune è quello di essere protagonista del governo del territorio al di là delle suggestioni di un progetto architettonico, anche se presentato a firma di grandi architetti».

Voi avete il compito di pianificare e disegnare la città. Ma si rischiano squilibri: urbanistici e anche economici.

«È per questo che, per una corretta gestione della pianificazione urbanistica, si è ritenuto essenziale condurre un’analisi approfondita delle possibili interazioni che questo intervento avrà inevitabilmente rispetto alle strutture commerciali esistenti, compreso il previsto nuovo Centro commerciale provinciale, i centri commerciali naturali e la più grande trasformazione in progettazione nell’adiacente areale ferroviario e sul sistema della mobilità e dei parcheggi. La riqualificazione di via Alto Adige non può essere disgiunta dal progetto della città costituito dall’areale ferroviario. Ne deve anzi diventare parte integrante. Questo vuol dire che prima di discutere di un “progetto immagine” è stato necessario analizzare il contesto urbano da riqualificare, il suo tessuto, il parco di viale della Stazione. L’altro tema riguarda la stazione degli autobus, che nel progetto dell’Areale ferroviario è prevista ricollocata nel cosiddetto nuovo centro della mobilità interrato, al di là della stazione ferroviaria esistente».

Mi sta dicendo che spostate la stazione dei bus di qui e di là?

«Lo spostamento dell’autostazione del trasporto pubblico dovrà avere una durata temporale riferita ai tempi di realizzazione del centro intermodale dell’Areale ferroviario. Noi siamo proprietari del fabbricato, in cui oggi ha sede l’autostazione, e lo vogliamo valorizzare patrimonialmente. Sarà la Provincia, che ha la competenza sul trasporto pubblico, a doversi far carico di trovare una soluzione alternativa temporanea. Dunque questa infrastruttura non entrerà nella proposta trasformativa dell’areale Perathoner/Alto Adige. Nella proposta di riqualificazione dovranno invece essere affrontato il tema del sistema del trasporto pubblico e privato, i percorsi pedonali e ciclabili, i parcheggi con particolare attenzione alle ricadute sulla mobilità complessiva della città».

Messa così la riqualificazione della zona di via Garibaldi, che lei chiama Perathoner/ Alto Adige, sembra “solo” un primo passo.

«Certo. Il progetto architettonico non può che essere la conseguenza del progetto urbanistico che va disegnato e costruito. La società Benko, promotrice della proposta su Via Alto Adige, e l’altro gruppo “ Emozioni Alto Adige”, che ha presentato la seconda proposta di riqualificazione, non possono però rimanere in stand by troppo a lungo».

Tutta questa ansia da prestazione fa pensare male.

«Abbiamo predisposto la delibera che declina concretamente in politica urbana le proposte, mettendo al centro l’interesse pubblico, tenuto conto degli interessi dei privati. Per esempio oggi nell’area ci sono cubature pari a circa 100.000 metri cubi. Con l’indice che noi proponiamo se ne potranno realizzare circa altri 200.000 metri cubi. Non mi sembrano perciò insufficienti per un ritorno economico del privato».

Un bel compromesso, in sostanza.

«Non lo dica sorridendo. È davvero così. E spero che la delibera venga approvata dalla giunta al più presto, al di là delle continue pressioni dei proponenti con diffide e ricorsi al TRGA, e che consenta così di avviare il processo previsto dall’attuale normativa per arrivare ad ottenere il primo progetto di riqualificazione urbanistica nella nostra Città».

Questione di ore.

«No, certamente non di ore, visto che oggi ne parleremo in Commissione urbanistica e visto che dalle ultime riunioni di maggioranza è emerso che alcuni partiti come la SVP e altri hanno ancora bisogno di una settimana per decidere. La settimana non costituirebbe peraltro un problema, se non ci fosse la diffida di Benko».













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