Bolzano

Talvera, grande incertezza sul futuro del bar Sant’Antonio 

I titolari: «Concessione prorogata dalla Provincia fino al 2032». Il Comune: «Siamo in attesa che l’amministrazione provinciale risolva la questione». I clienti: «È un presidio per la sicurezza»



BOLZANO. C’è grande incertezza, al Talvera, sul futuro del bar Sant’Antonio, a metà delle passeggiate. Preoccupati gli storici gestori perché non conoscono il proprio futuro imprenditoriale e lavorativo, preoccupati gli affezionati clienti, che temono di perdere il loro punto di riferimento (per molti quotidiano), il quale, spiegano, funge anche da importante presidio del territorio in una zona non proprio tranquilla. Perché dopo l’annuncio della giunta a dicembre riguardo all’acquisto dell’immobile da parte del municipio e della volontà dell’amministrazione cittadina di ristrutturare i locali per realizzarvi dei bagni pubblici, pare non siano seguiti altri atti formali o comunque non sarebbero stati comunicati. In altre parole, non è dato sapere se e per quanto il bar rimarrà aperto, quando verrà ristrutturato, quando eventualmente riaprirà, esattamente con quali funzioni, gestito da chi.

I più preoccupati sono ovviamente i Gasser, gli storici titolari, che ormai gestiscono il frequentatissimo locale da quasi quattro decenni. Non rilasciano interviste, anche perché la loro posizione appare piuttosto delicata. Confermano però due fatti. Primo: «A noi nessuno ha comunicato nulla di ufficiale, né il vecchio proprietario, la Provincia, né il nuovo, il Comune». Secondo, alquanto illuminante: «Nel 2021 la Provincia, sulla scorta del decreto Rilancio nazionale del 2020 poi convertito in legge, ha prorogato la concessione fino al 31 dicembre 2032. Abbiamo pagato all’Agenzia delle entrate l’imposta di registro sul contratto: migliaia di euro».

Altro i Gasser non dichiarano, ma gli storici clienti si mostrano informatissimi. Intanto, nessuno comprende per quale motivo si voglia chiudere un’attività che funziona ed è apprezzata, col rischio poi di non trovare dei nuovi gestori, per di più affidabili, come accaduto a diversi altri locali di proprietà municipale, rimasti a lungo vuoti. I Gasser portano avanti il Cafè St. Anton da decenni, un locale che, come confermano le forze dell’ordine, viene gestito in maniera inoppugnabile, quasi severa si potrebbe dire. La titolare è inflessibile. Insomma, un presidio del territorio. Che al Talvera, col giro di spaccio che c’è, serve eccome (anche se adesso, col taglio degli alberi in riva al torrente, chi spaccia non può più sfruttare il nascondiglio preferito). Che sia il caso di tenere sotto osservazione i dintorni si sa, basti ricordare i recenti atti di vandalismo perpetrati ai danni degli scivoli del vicino e frequentato parco giochi, avvenuti soltanto una settimana fa.

Non si comprende nemmeno l’esigenza di voler creare dei bagni pubblici. C’erano in passato, poco più a monte, nella casetta comunale storicamente utilizzata come deposito. Ristrutturata, poi tutti ricordano come era andata a finire: bagni pubblici vandalizzati. Soprattutto, qui girano i bolzanini, che al bagno vanno a casa. Turisti se ne vedono pochi. E comunque il bar, rimasto sempre aperto anche durante i lockdown, è dotato di wc e sempre lo ha messo a disposizione di chiunque ne avesse bisogno.

Ci sarebbero poi dei problemi legati allo scarico delle acque nere, ora pare sottodimensionati e quindi inadeguati a servire dei bagni pubblici. Si dovrebbe riscavare tutto il viale, da poco risistemato e riasfaltato. A tale proposito, i vecchi clienti rammentano un altro episodio: quando si fecero i lavori, pare che nessuno si prese la briga di annunciarli per tempo ai gestori. Un giorno semplicemente arrivò qualcuno che disse: adesso dovete chiudere, per due mesi. Insomma, una comunicazione non proprio tempestiva. Come pare stia accadendo ora: un’attività economica funzionante, senza problemi, aperta tutto l’anno, i cui titolari non sanno se fra tot giorni, tot settimane o tot mesi ci sarà ancora. Un altro aspetto che i frequentatori del bar tengono a sottolineare è quello che a detta loro sembra un accanimento: controlli serrati per il Green pass, troppo spesso pare, sia ai clienti che ai titolari.

Soprattutto, ai clienti del Sant’Antonio sono rimaste in mente le dichiarazioni del sindaco, lo scorso dicembre. Le citano a memoria: «Lo abbiamo comperato libero da persone e da cose, dice la formula. Vuol dire che ci penserà la Provincia a risolvere le questioni con gli attuali gestori». Il locale però, chiosano i clienti, è tutt’altro che libero da cose e ancor meno da persone. Che qui lavorano per poter campare. Ci si augura che il Comune ci ripensi o, quanto meno, che palesi le sue intenzioni. E le tempistiche.

Come chiarisce l’assessora Chiara Rabini, «l’intenzione del Comune è quella di ristrutturare l’immobile, ampliandolo leggermente sul retro, per permettere di realizzare dei nuovi servizi, dato che l’attuale bagno è molto piccolo». Se ne occuperanno i Lavori pubblici. «Intanto, l’ufficio patrimonio sta lavorando al bando per la futura gestione dell’immobile. Chi gestirà, si dovrà occupare sia dei bagni pubblici che del locale. Ora siamo in attesa che la Provincia risolva». Conferma la direttrice della ripartizione patrimonio del Comune, Ulrike Pichler: «Il rapporto attualmente è con la Provincia. Il Comune deve attendere prima la chiusura del rapporto con la Provincia». DA.PA.













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