Tangenti Ipes, saranno sospesicinque dipendenti indagati

In cinque rischiano concretamente di essere sospesi da ogni incarico professionale su disposizione del giudice Silvia Monaco. Si tratta di un provvedimento cautelare invocato dalla Procura della Repubblica a tutela delle indagini per evitare che i dipendenti Ipes inquisiti possano in qualche maniera approfittare della loro posizione all’interno dell’istituto per inquinare le fonti di prova



BOLZANO. Oggi è una giornata importante per gli inquisiti nell’inchiesta sui funzionari dell’Ipes accusati di corruzione. In cinque rischiano concretamente di essere sospesi da ogni incarico professionale su disposizione del giudice Silvia Monaco. Si tratta di un provvedimento cautelare invocato dalla Procura della Repubblica a tutela delle indagini per evitare che i dipendenti Ipes inquisiti possano in qualche maniera approfittare della loro posizione all’interno dell’istituto per inquinare le fonti di prova.

Un’esigenza avvertita anche dallo stesso istituto che pur in assenza di un provvedimento del giudice, ha preferito evitare che i cinque impiegati inquisiti (a parte i due funzionari arrestati) potessero restare in ufficio. Dunque tutti e cinque sono stati messi in ferie.

Oggi arriverà la decisione del giudice delle indagini preliminari. Ricordiamo che la Procura della Repubblica ha chiesto la sospensione cautelare dal lavoro per Tiziana Andreotti, Brigitte Bagozzi, Valter Boldrin, Paolo Nascimbeni e Roberto Rebecchi.

Tutti sono accusati di aver fatto parte del presunto «accordo scellerato» che permetteva ad un gruppo di artigiani locali di ottenere lavori dal comparto manutenzione degli immobili Ipes dietro pagamento di piccole somme di denaro o di altri vantaggi personali (come ad esempio lavori edili nelle proprie abitazioni, oppure cene, il pagamento della spesa alimentare o del meccanico per l’auto in panne).

Una situazione di palese illegalità che - secondo gli inquirenti - si sarebbe formata non certo negli ultimi nove mesi dell’inchiesta ma in epoche più remote. Nella relazione finale inviata alla Procura della Repubblica, i carabinieri dei Ros parlano di «prepotenza ed avidità» da parte dei funzionari (arrestati) e degli impiegati (denunciati a piede libero).

Ecco perchè ora i cinque che non sono finiti dietro le sbarre rischiano un lungo stop dal posto di lavoro. La sospensione chiesta dalla Procura e sulla quale il giudice si pronuncerà oggi, è quella prevista dal codice in caso di coinvolgimento pesante di un indagato in contestazioni di carattere penale. Tutti gli inquisiti dovranno poi fare i conti anche con il procedimento disciplinare che sicuramente l’istituto per l’edilizia sociale avvierà a livello amministrativo interno e che potrebbe concludersi con il licenziamento per giusta causa ed una sostanziosa richiesta risarcitoria. In effetti l’inchiesta ha permesso di appurare che il sistema truffaldino messo in piedi per la gestione e l’assegnazione dei lavori del comparto manutenzione era ormai diventato l’unico criterio in base al quale venivano prese le decisioni.

«I dipendenti Ipes - scrivono i carabinieri - erano sensibili alle premure degli imprenditori la cui sopravvivenza - specie in questo periodo di crisi - dipendeva ovviamente anche dai tempi di pagamento. E’ in questo contesto che gli artigiani si sarebbero dimostrati sempre molto attenti a soddisfare ogni esigenza di chi poteva essere decisivo per il buon andamento dell’attività lavorativa.

E’ anche per questo che vengono organizzate, ad esempio, le cene a raffica (anche in località lontane da Bolzano) in ottimi ristoranti con i conti sempre pagati dai singoli imprenditori. Oggi sarà un venerdì importante anche per due degli indagati in carcere i cui legali discuteranno davanti al tribunale del riesame la richiesta di scarcerazione immediata.

Si tratta di Stefano Grando, direttore del servizio inquilinato, e di Arcadio Stimpfl, titolare di una ditta specializzata in giardineria accusato di aver regalato a Grando, in occasione dell’ultimo Natale, due telefoni I-phone. Secondo i carabinieri, Stimpfl avrebbe anche pagato alcune tangenti in denaro, circostanza che lo stesso indagato nega in maniera decisa. Ci sono alcune intercettazioni in cui emerge con evidenza che Stimpfl era in una posizione subalterna (dunque sottomessa) nei confronti di Grando al punto che temeva che anche un «raffreddamento» dei rapporti personali potesse avere ripercussioni sulle assegnazioni di lavori.

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