Tappeiner: fondi privati e tanta ricerca 

Per la prima volta una donna alla presidenza dell’ateneo: «Dobbiamo attrarre investitori e far vedere quanto valiamo»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Ha iniziato con un «buongiorno», in italiano, seguito da «bene, ich bin eine Südtirolerin...» davanti alle telecamere e a tutto il consiglio schierato. Ma concluse le presentazioni ufficiali, Ulrike Tappeiner, appena nominata dal cda nuova presidente della Lub, è salita nel suo ufficio, occupato per otto anni dal suo predecessore Konrad Bergmeister, ha preso fiato e ha fatto capire che sì, vanno bene, benissimo le radici, ma la sfida dell'università è puntare verso un orizzonte che si chiama innovazione e ricerca: «Dobbiamo aprirci - dice - quanto e molto più di quanto abbiamo già fatto. Bene il territorio, i collegamenti in loco ma perché un ateneo si sviluppi deve avere coraggio, iniziare a percorrere nuove strade che magari oggi non sappiamo dove portano ma è così che funziona nella ricerca pura: intanto si parte e poi arrivano le sorprese». Ecco il programma della prima donna al vertice della Lub. Ha 59 anni, è nata a Montagna, è biologa e insegna Ecologia a Innsbruck ma, già nel '98 ha fondato e diretto l'istituto per l'ambiente alpino all'Eurac e, sempre a Innsbruck, è stata preside della facoltà di Biologia. Una sudtirolese «di ritorno».

Presidente Tappeiner, la Lub è ancora un poco divisa al suo interno, come pure chi la finanzia, tra chi la vuole fedele al progetto originario di "ateneo dell'autonomia" e chi le chiede di aprirsi al mondo. Lei?

Parto da una esigenza: abbiamo bisogno di fondi "terzi". Di nuovi finanziamenti per la ricerca. Bene: un possibile partner non ci chiederà "cosa pensate politicamente" ma "cosa state facendo di innovativo"?

Dunque ha risposto...

Aspetti. A questa spinta verso il mercato globale della ricerca e della cultura europea e internazionale occorre aggiungere un legame comunque forte col territorio. La Lub deve anche servire la società che la circonda, qui.

E qui cosa dovrebbe fare?

Chiedere semplicemente alle imprese, alle amministrazioni, al pubblico e al privato: cosa volete da noi? Ecco, ci impegneremo.

Quali sono i suoi punti programmatici?

Almeno tre: attirare nuovi fondi, soprattutto privati, innovare i nostri schemi burocratici interni anche con la digitalizzazione e delineare una nostra identità molto riconoscibile all'esterno.

Il multilinguismo?

Fondamentale. Se parliamo tre lingue diventeremo sempre più attrattivi.

C'è chi dice: l'università a Bolzano si percepisce poco.

Non è più così. Forse lo è stato, all'inizio. Oggi il collegamento con l'economia e le imprese, ad esempio, è strettissimo. Anche per merito del rettore Lugli e di chi mi ha preceduto. Essere visti come una torre d'avorio è un'immagine che appartiene al passato.

Dei quattro membri di nomina provinciale, solo quello di lingua italiana non è altoatesino.

Non sono documentata su questo aspetto. Anche se...

Anche se?

Il professor Grillo ha una grandissima esperienza nei settori dell'innovazione. E con lui tutto il cda.

La Lub ha nel mirino i 5000 iscritti.

Non si cresce mai troppo. Ma indubbiamente è un problema l'aspetto logistico della questione, il fatto che non ci siano alloggi per chi frequenta i nostri corsi. Si parla di studentati ma ancora non se ne vedono. È necessario che tra pubblico e privati si crei un sistema di accoglienza. Affitti calmierati, alloggi convenzionati, nuove strutture. È un’emergenza anche per noi, per il nostro sviluppo.

Nuove facoltà?

Le ha già programmate il rettore. Quella di musica in concordato col Conservatorio, quella di Ingegneria nel Polo tecnologico e quella di Scienze culturali.















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