BOLZANO

Telefonini a scuola a Bolzano, Artioli in consiglio: «Perquisizioni vietate»

Interrogazione in aula dopo alcune segnalazioni: «I dirigenti e i docenti devono capire quali siano i limiti»



BOLZANO. «Nessun insegnante è autorizzato a perquisire gli zainetti degli studenti per prelevare gli smartphone portati a scuola. Anche se spenti». È questa l’indicazione che emerge da un’interrogazione presentata dal consigliere provinciale Elena Artioli (Team Autonomie) agli assessori competenti Christian Tommasini e Philipp Achammer. Un quesito che nasce da alcune segnalazioni arrivate dalla scuola tedesca. «Ci sono stati casi in cui i ragazzini hanno dovuto svuotare gli zaini per permettere ai professori di ispezionarne il contenuto. L’obiettivo è trovare e, semmai, requisire i cellulari anche se spenti. Una pratica inaccettabile perché non si tratta di forze dell’ordine». Lo smartphone a scuola, però, giustamente non è ben visto. «Nessuno mette in discussione il fatto che vada tenuto spento per non intralciare l’attività didattica - chiarisce Artioli - ma i dirigenti scolastici non possono pensare di avere l’autorità di procedere con questi controlli. I genitori, per esempio, hanno il diritto di consegnare un cellulare ai propri figli per sentirli durante il tragitto tra casa e scuola. Possibilità che non riguarda i docenti o i dirigenti scolastici».

Gli assessori hanno specificato i limiti di competenza delle scuole: possibile e doveroso vietarne l’utilizzo durante le lezioni e le attività didattiche, ma impossibile procedere con controlli negli zaini.

«È un segnale importante verso le scuole che devono capire fino a dove possono spingersi con l’autonomia scolastica. Gli istituti, per esempio, possono benissimo pubblicare un regolamento che ne vieti l’utilizzo anche negli ambienti comuni durante i momenti ricreativi anche per evitare di ledere la privacy degli altri minori». (a.c.)













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