«Teleriscaldamento per un quarto delle case»

Il direttore dell’ufficio rifiuti difende l’import anche dal vicino Trentino Kompatscher: «Credevo che i Verdi fossero interessati ad un’aria più pulita»



BOLZANO. «Adesso possiamo partire. I dubbi dei Verdi? Credevo che fossero interessati ad un'aria più pulita. Come è emerso dalle valutazioni delle università incaricate, il termovalorizzatore utilizzato a regime garantirà una migliore qualità dell'aria, più famiglie allacciate al teleriscaldamento e minori costi per la collettività». Così, con una vena di ironia, il presidente della Provincia Arno Kompatscher ha commentato il via libera dato dalla giunta comunale, con l’eccezione dell’assessore verde Maria Laura Lorenzini, al sindaco per andare a trattare con l’assessore Richard Theiner l’importazione di rifiuti dal Trentino. Tema delicato che trova l’opposizione oltre che dei verdi anche di parte della popolazione, proprio per questo il consigliere Alberto Sigismondi ieri ha chiesto un’audizione in consiglio con Ecocenter e i responsabili di qualche associazione ambientalista per mettere a confronto le ragioni del sì e quelle del no.

Abbiamo chiesto a Giulio Angelucci, direttore dell’Ufficio rifiuti della Provincia, quali vantaggi avrebbero i bolzanini se all’inceneritore arrivasse anche parte di quelli prodotti in Trentino.

«Bruciando più rifiuti sfrutteremo maggiormente il calore prodotto dall’inceneritore. Abbiamo calcolato che con il teleriscaldamento potremmo riscaldare il 25% delle case di Bolzano, riducendo notevolmente le emissioni dei riscaldamenti a metano».

Ma se come dicono i Verdi invece di aumentare la quantità di rifiuti bruciati nell’inceneritore, si puntasse sul risanamento energico delle abitazioni non si otterrebbe un risultato analogo?

«Certo, addirittura superiore, ma secondo lei è realistico pensare che a tutte le case di Bolzano venga messo il cappotto, per farle diventare CasaClima C? La risposta è no».

Ma perché, quando si è progettato l’inceneritore, non si calcolato esattamente quanti rifiuti sarebbero stati necessari per sfruttare al meglio il calore?

«L’impianto è stato progettato nel 2004. Allora pensavamo che potesse produrre un terzo del calore che invece potrebbe produrre oggi».

Scusi, ma se è tutto così “meraviglioso”, perché nessuno vuole avere un inceneritore nel proprio Comune?

«Perché nessuno vuole i rifiuti sotto casa».

I verdi puntano a spegnere l’inceneritore nel 2030: è realistico?

«No».

Ma la raccolta differenziata non sta dando buoni risultati?

«Certo, ma non è che quello che finisce nelle campane sia tutto “buono”: spesso nei contenitori di carta, plastica e vetro finisce di tutto. E va poi bruciato nell’inceneritore».

Quale sarebbe la quantità “giusta” di rifiuti da importare da Trento?

«Ci sono valutazioni tecniche e politiche da fare, ma diciamo da 7-8 mila tonnellate all’anno ad un massimo di 20. Attualmente nell’impianto si bruciano 85 mila tonnellate all’anno di rifiuti altoatesini e una parte delle 20 mila tonnellate di rifiuti assimilabili agli urbani delle aziende artigiane. L’idea è di bruciarli tutti qui».

Da ottobre scatta l’obbligo della certificazione dei rifiuti: di cosa si tratta?

«Le aziende che curano la raccolta devono garantire la qualità del rifiuto; Ecocenter farà periodicamente dei controlli. Tutto ciò per evitare che nell’impianto finiscano rifiuti che dovrebbero invece essere smaltiti altrove».(a.m)













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