Theiner: "Bisogna chiudere gli scontri etnici"

L'Obmann della Svp: il partito è a una svolta, non possiamo sbagliare


Francesca Gonzato


BOLZANO. Richard Theiner è andato all'assemblea dell'Ordine dei medici per ribadire i punti portanti della riforma clinica. «Mi aspetto correttezza e coerenza. Chi si è detto favorevole alla riforma, la difenda», ha messo in chiaro. La riorganizzazione della sanità è diventata il termometro dell'Alto Adige: ne misura la temperatura politica e sociale, con la Svp come protagonista. Theiner, volente o nolente, sta al centro, perché è l'assessore provinciale alla Sanità e l'Obmann della Svp. I sindaci protestano, difendono i piccoli ospedali. La giunta la appoggia o gli assessori si fanno portavoce delle vallate? «Siamo compatti. Tutti si rendono conto che c'è bisogno delle riforme». Riforme al plurale? «C'è la sanità, la scuola, altri settori ancora. La società cambia, la politica è obbligata a tenerne conto». Ma la protesta dei sindaci sta provocando alcune modifiche alla riforma della sanità. Se è necessaria, perché ammorbidirla? «Non faremo marcia indietro». L'avete già fatto sul numero minimo di parti annuali necessari per garantire l'apertura dei reparti di Ostetricia. «Sono stato io a proporre di abbassare la soglia da 360 a 300 parti. Mi hanno accusato di difendere l'ospedale di Silandro perché sono venostano. Ho voluto sgomberare il campo da ogni sospetto». Non dovreste spiegare meglio alla popolazione perché intendete riorganizzare il sistema sanitario? «Lo stiamo facendo. Il testo è su internet, verrà discusso di nuovo con la commissione clinica e con i sindaci. La giunta avrà l'ultima parola sul testo della Asl e la riforma ci sarà». Avete messo in conto una perdita di consenso? «I sindaci e i cittadini difendono giustamente il territorio, ma dovranno capire che non c'è alternativa». Perché? «Perché la popolazione sta invecchiando e dobbiamo rispondere a questo cambiamento sociale. Abbiamo deciso anche di porre la lotta al cancro al centro della riforma: non ci si può curare ovunque, meglio fare qualche chilometro in più e sentirsi sicuri. Infine dobbiamo essere pronti alla libertà di movimento sanitario tra gli Stati che verrà introdotta dall'Ue. Se la nostra sanità non sarà competitiva, il sistema rischia il collasso». Questo è uno scontro tra potere provinciale e Comuni che ha però per protagonisti quasi solo esponenti della Svp. «E' quello che succede a un partito di governo con percentuali ancora alte. Ci si chiede un cambiamento». Non è così facile per voi. «La Svp è al governo dal 1948. Il partito degli anni Sessanta non era quello degli anni Quaranta. Adesso siamo di nuovo a un cambio di pagina. Fossimo all'opposizione, potremmo permetterci di stare a braccia conserte, guardare e protestare». Tutto questo in fondo è legato alla contrazione del bilancio provinciale, oltre che alla ricerca di una giusta razionalizzazione. «Sì, la nuova èra riguarda la diminuzione dei fondi pubblici. Non potremo più fare promesse che non potremo mantenere. La Svp dovrà avere l'abilità di gestire questa fase». Ma così si accendono i contrasti tra le anime diverse della Svp, mentre il benessere agevolava la convivenza. La Svp si dividerà? «Non lo credo. Anzi il nostro modello è ancora più utile». Perché? «Perché in una fase così difficile è utile che questo partito rispecchi tutta la società: ala sociale ed economica, contadini e città, giovani e anziani, donne. I nuovi indirizzi vengono soppesati al nostro interno, valutando le ricadute su tutte le categorie». In questo momento però l'ala economica è particolarmente agguerrita. «E' forte, ma anche consapevole che non avranno futuro le scelte a favore di un solo gruppo. Saremo ancora costretti a collaborare. Certo, rispetto al passato discutiamo di più». La Provincia, quindi soprattuto la Svp, non potrà restare in equilibrio accontentando tutti. I tagli di bilancio costringono a fare delle scelte. «Le abbiamo fatte. Basta leggere il bilancio 2011». Quali scelte? «Nessun taglio all'istruzione, alla sanità, al sociale, all'innovazione. Piuttosto riformiamo». Perché questa linea? «L'istruzione non si tocca, è il futuro. Colpire sanità e sociale comporterebbe una tensione sociale che non vogliamo. Ci chiamiamo Volkspartei: l'ala economica, è forte, ma sa di stare in un partito popolare». La Südtiroler Freiheit vara la nuova campagna contro lo Stato italiano. Sui temi etnici anche la Svp a volte strizza l'occhio alla popolazione più tradizionalista. «No, sono la destra italiana e tedesca che puntano sullo scontro etnico. Da parte nostra speriamo di chiudere certi capitoli». I monumenti fascisti? «Vogliamo trovare una soluzione, anche se sarà un compromesso e qualcosa non ci piacerà».

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità