Toponimi, ecco la lista dei nomi che spariranno

Severo Serafini (Uil): cancellare è un grave errore. Lillo fuori dal coro: bene così Duri Margheri, Dello Sbarba e Urzì. Di Fede (Pd): «Il testo va approvato»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Alla fine si è tornati al famoso, contestato allegato B e ai suoi ulteriori 132 toponimi italiani da tagliare, nonostante il loro uso fosse stata accertato dalla commissione di esperti dell’accordo Durnwalder-Fitto. È questa la proposta, da allegare alla norma di attuazione sulla toponomastica, che verrà presentata domani sera alla assemblea del Pd dal presidente della Commissione dei Sei Francesco Palermo. L’elenco dei nomi verrà distribuito da Roberto Bizzo, componente della paritetica, contrario a questo nuovo taglio di nomi. «Palermo sostiene di avere elaborato una proposta di mediazione, ma non è vero. Di fatto ha ricalcato l’elenco di nomi dell’allegato B su cui si era impuntato Durnwalder con Delrio, nomi italiani esistenti che “dovevano” essere tagliati», accusa Bizzo.

Ricapitolando, dalla lista di 1.526 toponimi esaminati dalla commissione Durnwalder-Fitto uscì l’allegato A: 44% nomi bilingui e il resto in tedesco (accompagnati dai nomi generici in italiano, come sentiero, malga, cima). Durnwalder concordò con Delrio l’ulteriore lista di 132 nomi italiani da tagliare, inseriti nell’allegato B.

La Commissione dei Sei il 14 febbraio avrà sul tavolo la norma di attuazione e la lista dei 1.526 nomi con le modifiche suggerite da Palermo, con cui si arriva a circa 1300. Viene cancellata la dizione italiana di buona parte dei 132 nomi dell’allegato B. Oltre a questo Palermo toglie del tutto dalla lista i nomi dei Comuni (sono coperti da legge regionale), le frazioni amministrative (come Ameto) e i nomi aggettivati dei Comuni o delle frazioni, su cui dovrebbe decidere la commissione paritetica di esperti, mentre nell’allegato B erano già state cancellate nella versione italiana (ad esempio Malga di Naturno e Malga di Curon ). Ancora in sospeso anche Vetta d’Italia, Bargone in val di Vizze, i Masi della Muta, Durnwald-Durna in Selva. La nota Bagni di Razzes (Bad Ratzes) era già sparita dall’allegato A, come pure Cima Muta (Hochmut). Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore) accusa: «È un elenco della vergogna. Approvarlo significherebbe cancellare liste di nomi noti ed usati, che sono su tutte la cartine». La maggioranza del Pd chiude però ad ogni mediazione prima della paritetica del 14 febbraio. Così la segretaria Liliana Di Fede: «La norma di attuazione è troppo importante, con il suo principio delle decisioni prese a doppia maggioranza, senza prevaricazioni di un gruppo sull’altro. Sui nomi si potrà riparlare in seguito». Ma arriva netta, dopo quella di Paolo Valente, la richiesta di evitare colpi di mano da parte di Toni Serafini (segretario della Uil): «Lo Statuto parla di bilinguismo: “pacta sunt servanda”. La convivenza parte dal rispetto reciproco. Perché allora questa voglia di togliere, cancellare? Rispettiamo la cultura dei due gruppi e occupiamoci di economia e lavoro. Ho dubbi anche sul metodo: nel 1972 ero nel Psi e organizzammo assemblee in tutte le sezioni per decidere il voto sul Pacchetto. Lo stesso fecero la Dc e gli altri partiti. Sulla toponomastica in quanti stanno decidendo?». Il caso torna in Parlamento. Michaela Biancofiore (Forza Italia) annuncia che i capigruppo Brunetta e Romani chiederanno un incontro urgente al presidente Mattarella. Verrà anche depositato un disegno di legge «per dichiarare i nomi italiani patrimonio mondiale dell'Unesco». Una voce a favore arriva da Enrico Lillo (Alleanza per l’Alto Adige): «La proposta di Palermo è la più credibile. Chi si presente come paladino dell’italianità (Bizzo, ndr) votò in consiglio provinciale una legge che avrebbe spazzato via tutto ciò che afferma di voler difendere». Ospite al congresso di Sinistra italiana Liliana Di Fede ieri è stata incalzata da Riccardo Dello Sbarba (Verdi): «Lo Statuto parla di bilinguismo. La mediazione è già la norma di attuazione. Con le liste di nomi vi siete infilati in un pasticcio. Ascoltate cosa vi dicono persone serie come Paolo Valente». Duro anche Guido Margheri, autore dell’esposto sui cartelli monolingui che aprì il caso: «Vi rendere conto che state aggirando un caposaldo dello Statuto e della convivenza attraverso una norma di attuazione? Se sarà possibile con la toponomastica, sarà possibile con tutto». (fr.g.)

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