Toponimi, il governo chiede il rinvio 

Bressa: «Lettera alla Consulta per spostare l’udienza». Ma Urzì lancia l’allarme: «Studiano il blitz per una nuova legge»



BOLZANO. Toponomastica, le notizie sono due. Il governo ha chiesto il rinvio della seduta del 7 marzo in cui la Corte Costituzionale dovrebbe analizzare la legge del 2012 impugnata dal goverro Monti. La lettera alla Consulta con la richiesta del nuovo rinvio viene confermata dal sottosegretario Gianclaudio Bressa: è stata inviata dal dipartimento degli Affari regionali. Per fare questo, per dare forza alla richiesta di rinvio, la Svp ha dovuto prevedere la discussione del nuovo disegno di legge sulla toponomastica durante la seduta del consiglio provinciale che inizierà il 6 marzo. L’annuncio è arrivato ieri da parte di Dieter Steger (Svp) all’incontro dei capigruppo. Il disegno di legge della Svp, mai discusso, risale al 2016 e modifica la legge del 2012, togliendone le parti più «ingombranti». Il disegno di legge inserito tra i primi punti dell’ordine del giorno del consiglio provinciale può giustificare il rinvio della Consulta. «Si cerca di arrivare a una soluzione», è la spiegazione.

E qui c’è la seconda notizia. Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia-Alto Adige nel cuore) lancia l’allarme sul «blitz studiato dalla Svp con la complicità del Pd». Una tesi, si vedrà dopo, smentita da Bressa e dall’assessore Christian Tommasini.

Questo il piano temuto da Urzì, che con Marco Galateo annuncia una mobilitazione nazionale: «In questa vicenda sono molto importanti i tempi. È probabile che venga rinviata la discussione della legge prevista per il 7 marzo. Ma anche se la Consulta discutesse il caso, di sicuro non andrebbe a sentenza il giorno stesso. La Svp ha quindi la possibilità di approvare la nuova legge provinciale l’8 marzo. A quel punto, il ricorso verrà a cadere, perché saremo in presenza di una nuova legge. Il governo dovrà decidere se impugnarla o meno e dovrebbe farlo, perché anche questa legge viola il principio del bilinguismo perfetto. Ma per diverse settimane dopo le elezioni politiche del 4 marzo resterà in carica il governo Gentiloni, con Bressa sottosegretario. Scommettiamo che Bressa, rieletto grazie al sostegno della Svp non manderà avanti la richiesta di impugnativa? Il fatto più grave è che si sarà evitata la sentenza della Consulta, che avrebbe messo in sicurezza il bilinguismo rispetto a future leggi e norme di attuazione».

Bressa rispedisce al mittente la versione di Urzì: «Non siamo dei pazzi, né noi del Pd né la Svp. Urzì ha le visioni. La vicenda della toponomastica non verrà risolta a spallate. Non ci saranno blitz durante la campagna elettorale. Il disegno di legge non verrà approvato in questa tornata del consiglio provinciale. Il Pd non lo voterebbe. La toponomastica è la legge delle leggi e dovremo uscire politicamente dallo stallo in cui ci troviamo». Secondo Bressa, «di toponomastica si parlerà dopo le elezioni. Il disegno di legge verrà discusso dal consiglio provinciale nei tempi consoni». Questa la traccia suggerita da Tommasini: «Secondo me, si dovrà riprendere in mano anche la norma di attuazione. Non è consigliabile affidare la toponomastica a una sola legge provinciale: questo significherebbe legare un tema tanto sensibile a eventuali cambiamenti nelle maggioranze provinciali. Con i tempi che corrono, è meglio non fidarsi. La legge di Steger ricalca in buona parte i principi della norma di attuazione bloccata in Commissione dei Sei, ma si può lavorare meglio sul tema delle decisioni a doppia maggioranza, per tutelare il gruppo italiano». Così Riccardo Dello Sbarba (Verdi) dopo la seduta dei capigruppo provinciali: «Questo nuovo polverone sulla toponomastica è solo un regalo alla campagna elettorale di Urzì e l’ennesimo logoramento del Pd. Se la Svp vuole evitare la bocciatura della vecchia legge da parte della Consulta, faccia come suggerisce Francesco Palermo: cancellino la legge e ripartano con una norma di attuazione».

(fr.g.)













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