Toponimi, scende in campo il ministro

Giovedì il vertice della commissione dei sei con Costa. Il sit-in di Urzì: «Bisogna smetterla con le forzature»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Sulla toponomastica scende in campo il ministro Enrico Costa (Affari regionali). La Commissione dei Sei, presieduta da Francesco Palermo, si è riunita ieri in via straordinaria a Bolzano, ospite del Commissariato del governo. Sul tavolo, la bozza di norma di attuazione sulla toponomastica. Il testo è definito a grandi linee, ma ancora ieri i commissari hanno discusso a lungo su alcuni punti, tra cui, su richiesta di Bizzo, i rapporti di forza tra gruppi linguistici nelle votazioni in consiglio provinciale e all’interno del futuro Comitato cartografico provinciale, l’organismo di tecnici che avrà in ruolo decisivo nella costruzione del repertorio della toponomastica provinciale. «La norma di attuazione è a buon punto, ma non è ancora chiusa», annuncia Palermo al termine della riunione. Non avrebbero chiuso in ogni caso, perché in mattinata il ministro Costa aveva contattato i componenti della commissione (Palermo, Bizzo, Daniel Alfreider, Brunhilde Platzer, Dieter Steger e Karl Zeller) chiedendo di organizzare una seduta in sua presenza. Appuntamento a Roma giovedì prossimo. Intanto manifestazione di protesta davanti alla Provincia di Alessandro Urzì e Alto Adige nel cuore: «Basta forzature, un gruppo linguistico non decida per l’altro. La Provincia rispetti l’obbligo di bilinguismo, rispetti lo Statuto». Intanto è stata rinviata la seduta della Corte costituzionale del 4 ottobre dedicata all’esame della legge provinciale sulla toponomastica del 2012,impugnata dal governo.

La bozza della norma di attuazione procede in parallelo con il nuovo disegno di legge provinciale della Svp sulla toponomastica, appena depositato in consiglio provinciale. Palermo chiarisce la cronologia: «La legge riprende i principi della norma di attuazione, ma prima andrà approvata la legge, poi ci sarà il via libera definitivo alla norma». La norma conferma lo scarto dal bilinguismo assoluto previsto dallo Statuto. È la linea inaugurata dalla commissione Fitto-Durnwalder. La bozza richiama dunque «l’individuazione secondo criteri oggettivi delle denominazioni diffusamente utilizzate per i Comuni e per le località». Ribadita anche la volontà di mantenere i nomi storici nella loro dizione originaria in tedesco o ladino, «qualora non risulti sussistente una denominazione in lingua italiana». I criteri tecnico scientifici per l’individuazione dell’uso verranno scelti dal comitato cartografico. Come anticipato nei giorni scorsi, alla norma di attuazione verrà allegato un elenco di toponimi. Si tratta della prima lista elaborata dalla commissione di tecnici nominata da Durnwalder e Fitto su cui c’era un consenso abbastanza largo. Scongiurata l’ipotesi che venga inserito il segreto «allegato B», più penalizzante per i nomi in italiano, frutto di una successiva revisione di Durnwalder e avallato dall’ex ministro Delrio. La lista che accompagnerà la norma è composta da 1526 toponimi, di cui 132 vennero poi stralciati perché mancava l’accordo (tra questi la Vetta d’Italia, che non comparirà dunque nell’elenco). L’elenco contiene il 44 per cento di toponimi bilingui (125 cime, forcelle e laghi, 30 malghe, 31 rifugi, 480 Comuni e frazioni). Seguono 160 toponimi interamente in tedesco perché nomi storici. Il resto è costituito da 568 nomi generici in italiano (malga, lago) seguiti dal toponimo in tedesco. Il criterio dell’uso e del nome storico inserito in una norma di attuazione è compatibile con l’obbligo di bilinguismo perfetto previsto dallo Statuto? Norma e legge sono a rischio di impugnazione? Così Palermo: «Il rischio non è mai escluso... La norma interpreta con criteri attuali il concetto di bilinguismo, passando dal “binomismo” di un tempo a un bilinguismo in cui si garantisce sempre la dizione in italiano dei nomi generici». Tra i temi aperti, il numero di esperti della commissione (sei o nove). Bizzo chiede che le decisioni vengano prese anche con la maggioranza del gruppo linguistico, non solo con lo schema che prevede almeno un voto dell’altro gruppo.

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