«Toponimi, serve la norma d’attuazione»

Kompatscher e Bressa: nell’accordo con il ministro Delrio gli stessi criteri decisi con Fitto. Nuova lista di nomi solo in tedesco



BOLZANO. Nuovo capitolo nell’annosa storia della segnaletica di montagna. Dall’accordo siglato qualche settimana fa da Durnwalder e dal ministro Graziano Delrio (Affari regionali) spunta un allegato con 135 toponimi che dovrebbero rimanere nella sola lingua tedesca (vedi grafico). Un numero simile a quello già contrattato a suo tempo da Fitto. «Aldilà delle liste - spiega Arno Kompatscher (Svp)- credo che la parte importante dell’accordo con il ministro Delrio sia il mantenimento dei criteri, anche per il futuro, a suo tempo concordati con Fitto». Ovvero, il famoso articolo 5 di quell’accordo riguardante solo i segnali di montagna che recita: «I cartelli devono riportare la forma bilingue nel rispetto dell’indicazione delle denominazioni diffusamente utilizzate per i comuni e per le località nelle rispettive lingue e il mantenimento, invece, nella loro dizione originaria, in lingua tedesca e/o ladina, dei nomi storici ferma restando in ogni caso la traduzione dei termini aggiuntivi, come ad esempio “malga”». Ecco perché l’onorevole Gianclaudio Bressa (Pd) evidenzia come «con il ministro Delrio ci sia mossi sulla falsariga degli accordi precedenti, permettendo in futuro di approvare una norma d’attuazione che serve poi alla legge provinciale e chiuda questo argomento, senza vinti né vincitori».

I 135 toponimi sono una quota-parte all’interno dei 1.526 nomi che rientravano nell’accordo precedente - quello tra il presidente della Provincia e l’allora ministro Raffaele Fitto - frutto del certosino lavoro delle forze dell’ordine che avevano constatato, qualche anno fa, come i cartelli posti dall’Alpenverein, ma non solo, fossero di fatto monolingui (solo in tedesco).

«I criteri sono rimasti gli stessi, adesso si tratterà di fare una norma d’attuazione, in modo che anche la prossima legge provinciale di settore abbia la base giuridica adeguata», ancora Kompatscher.

Attualmente sulla legge provinciale relativa alla toponomastica pende un ricorso di Palazzo Chigi alla Consulta. Per il capolista Svp alle prossime provinciali, «passeranno comunque dei mesi prima che si arrivi a definire l’intera questione». «Certo che la soluzione finale si dovrà trovare a Bolzano», afferma l’assessore Pd in giunta provinciale, Roberto Bizzo. «In questo momento più che il tema dei toponimi, mi interessa risolvere i problemi del lavoro e dei cittadini», di rimando il suo collega di partito e di giunta, Christian Tommasini.

Lavoro certosino, ma equilibrato, quello dei cinque componenti della paritetica Stato-Provincia voluta dall’accordo Fitto-Durnwalder, tra il 2010 ed il 2011. Da una parte Francesca De Carlini e Guido Denicolò (per il ministero) e dall’altra Karl Rainer e Ferdinand Willeit (per Palazzo Widmann) con l’aggiunta per i nomi ladini di Hugo Valentin.Gli esperti si erano occupati delle 1.526 indicazioni monolingui in tedesco (tra toponimi puri e indicazioni di carattere generale). I toponimi rimasti esclusivamente in lingua tedesca rappresentavano il 10 per cento del totale, quindi 150 circa. Si tratta di nomi per i quali non esiste il corrispettivo in italiano neppure nel Prontuario del Tolomei, oppure in minima parte esistono denominazioni in lingua italiana, ma non sono diffusamente utilizzate. Poi ci sono i toponimi tradotti in toto in lingua italiana: il 45 per cento del totale, quindi circa 700. Infine i toponimi tradotti in toto in lingua italiana o lasciati in tedesco con l'indicazione di carattere generale in italiano: il 45 per cento del totale, circa 700. In questo 45 per cento c’erano anche i casi in cui il toponimo tedesco non trova corrispondenza nella lingua italiana ma viene accompagnato dalla traduzione dei nomi aggiuntivi come malga, o cima. Poi Durnwalder bloccò tutto, ritenendo il lavoro dei saggi troppo poco «tedesco».

Adesso, nel nuovo accordo tra Durnwalder e Delrio ci sono questi 135 toponimi solo in tedesco, che sembrerebbero sostituire parte del lavoro dei saggi, mentre su un’altra quindicina la quadra con Roma non si è trovato: da Malga Sasso alla Vetta d’Italia. «Di liste non ne ho viste», dice il presidente dell’Alpenverein, Georg Simeoni. Anche il senatore Francesco Palermo non è al corrente dei temi dell’accordo. «Se non queloo che si legge sui giornali, il tutto finirà comunque in Commissione dei Sei, quello sarà poi il testo definitivo», chiude Palermo. Fino ad allora, tutto è possibile.













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