Toponomastica, la Svp tenta il pressing

Il Quirinale è stato sondato sulla norma di attuazione. In caso di rilievi costituzionali l’iter è destinato a fermarsi



BOLZANO. Sulla toponomastica il Quirinale sarebbe disposto a dare semaforo verde o è meglio desistere? Da marzo la Commissione dei Sei non si occupa della norma di attuazione sui toponimi: la mancanza di unanimità sul testo ha provocato uno stallo, perché il presidente della paritetica Francesco Palermo ha dichiarato di non avere intenzione di procedere con un voto a maggioranza.

Se questo è il terreno ufficiale, qualcosa si è mosso nelle vie riservate. Ambienti della Svp e del Pd hanno sondato il Quirinale sull’impianto della norma di attuazione. Il presidente Sergio Mattarella a sua volta era stato al centro nei mesi scorsi di accorati appelli perché fermasse il testo, dal documento dei professori universitari e degli accademici della Crusca al medesimo testo firmato da decine di senatori e deputati. Era quindi inevitabile che i promotori della norma di attuazione cercassero di capire se l’attuale bozza viene ritenuta sostenibile dal punto di vista costituzionale da parte del presidente della Repubblica, cui spetta la promulgazione del decreto legislativo, dopo l’eventuale via libera del Consiglio dei ministri. I colloqui ai massimi livelli con il Quirinale ci sono stati. A questo punto potrebbe arrivare una presa di posizione del presidente Mattarella. Fino a quel momento la norma di attuazione non verrà toccata.

Il presidente Mattarella sarà a Merano domenica insieme al presidente austriaco Alexander van der Bellen, protagonisti delle celebrazioni al Kursaal per i 25 anni trascorsi dalla chiusura della vertenza altoatesina di fronte all'Onu.

Il cardine della norma di attuazione è il passaggio dal principio dei bilinguismo assoluto, previsto dallo Statuto, al criterio dell’uso. Dopo il braccio di ferro sull’elenco di nomi monolingui o bilingui che la Svp punta ad allegare, l’ultimo scoglio è rappresentato dalla richiesta di Roberto Bizzo (Pd) di specificare nella norma che tutti i nomi italiani ufficiali si considerano esistenti fino a quando non verranno analizzati dalla commissione di esperti. «Non significa legittimare i decreti Tolomei nella norma, come sostiene la Svp, perché si tratterebbe di citare la sentenza 346 del 2010 della Corte costituzionale che sancisce esattamente tale principio», ribadisce Bizzo, che aggiunge «vedo che tutti ora elogiano il meccanismo del voto a doppia maggioranza nella commissione di esperti, che era entrato nella bozza di norma di attuazione grazie alla mia insistenza. Perché allora non azzeriamo tutto e discutiamo di toponomastica, proporzionale, articolo 19 sulla scuola? O va bene che sia solo la Svp a mettere il veto sui temi più sensibili?». (fr.g.)

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