Toponomastica, si ricomincia da zero 

Accordo Svp-Lega, verrà abrogata la legge del 2012 per evitare la sconfitta davanti alla Consulta. Urzì: «È troppo tardi»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Sette anni di discussioni e tensioni, liste di nomi preparate e modificate: finirà tutto nel cestino della carta straccia. Sulla toponomastica si riparte da zero. La giunta provinciale ha ufficializzato ieri la decisione già trapelata durante le trattative tra Svp e Lega: verrà abrogata la legge del 2012 sulla toponomastica. In consiglio provinciale arriverà un disegno di legge con un solo articolo, che prevede appunto la cancellazione della legge n.15 del 2012 «Istituzione del repertorio toponomastico provinciale e della consulta cartografica provinciale». In questo modo cadrà l’impugnativa dello Stato contro la legge. Il disegno di legge di abolizione del testo del 2012 verrà presentato in consiglio provinciale nella seduta di marzo, perché la cancellazione deve arrivare prima del 2 aprile, quando è prevista la seduta della Corte costituzionale. Kompatscher non nasconde le ragioni: «Gli esperti ci dicono che la sentenza della Corte costituzionale sarebbe sicuramente sfavorevole alla legge». Come si ricorderà, dopo l’impugnazione della legge nella scorsa legislatura la Commissione dei Sei aveva lavorato a una norma di attuazione che avrebbe dovuto fissare un nuovo terreno giuridico sul tema della toponomastica, introducendo il principio dell’uso e dei nomi storici, invece del bilinguismo perfetto sancito dallo Statuto. A corredo della norma di attuazione erano previsti gli elenchi dei nuovi nomi, elaborati in più riprese dalle commissioni di esperti. Una lunga storia, iniziata con il patto Fitto-Durnwalder, rinnovato con i governi del Pd. La norma è saltata quasi alla fine per l’opposizione di Roberto Bizzo in Commissione dei Sei. Adesso dunque si riparte e Kompatscher anticipa la strategia: «Discuteremo con il governo per cercare una soluzione all’interno della Commissione dei Sei, con una norma di attuazione, poi la accompagneremo con una nuova legge provinciale». Durante le trattative sulla giunta la Lega aveva sottolineato la volontà di discutere il meno possibile di toponomastica. Si dà dunque il via libera alla cancellazione della legge, come chiesto dalla Svp, poi si vedrà. Secondo Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore) la Svp si illude, «se pensa di riuscire a scardinare il bilinguismo previsto dallo Statuto, sia che lo faccia con una norma di attuazione o con una legge». Il 2 aprile non ci sarà la sentenza della Consulta che sarebbe stata probabilmente una pietra tombale sul tema, «ma la Svp arriva comunque tardi», è la tesi di Urzì. Sul tema della toponomastica un pronunciamento della Consulta è arrivato in novembre: la sentenza sulla legge regionale che aveva istituito il nuovo comune fassano di Sèn Jan. Secondo la Consulta il nome dovrà essere «San Giovanni di Fassa -Sèn Jan». Il Comune si trova in Trentino, ma ciò che importa, così Urzì, «è che nella sentenza la Consulta ribadisce il dettato statutario che per l’Alto Adige prevede la toponomastica bilingue». Michaela Biancofiore (Forza Italia) commenta: «Bene l’abrogazione della legge, ma va rispettata la lettera dello Statuto».

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