sociale

Tra 15 anni gli altoatesini da «curare» saliranno a 20mila 

Il Piano provinciale 2030. Focus su anziani, assistenza all'infanzia e ai giovani, persone con disabilità e malattie mentali.Tra i temi anche dipendenze, inclusione sociale e donne in condizioni di disagio. L’allarme: grave carenza di personale



BOLZANO. Oltre ai cambiamenti climatici e alla sanità, l’altra grande sfida da affrontare nei prossimi anni sarà quella sociale. Il settore, che in Alto Adige occupa lavorativamente circa 6.500 persone, già adesso è sotto pressione perché già oggi manca personale. Fra minori, disabili e (soprattutto) anziani, il bacino di utenti da servire sarà sempre più ampio. Se nel 2018 il fabbisogno di cure riguardava poco più di 16 mila persone, per il 2038 le stime prevedono che si salirà a quasi ventimila. E se nel 2018 il numero di persone potenzialmente bisognose di aiuto erano 33,04 ogni 100 occupati, nel 2030 si stima saranno 42,09. Destinato a salire di molto anche il tasso di sostegno intergenerazionale, ossia il numero di persone di 85 o più anni di età potenzialmente bisognose ogni 100 persone di età 50-64 anni: se nel 2018 questo indice era di 14,5, nel 2030 si stima salirà a 16,41. Numeri in ascesa, problemi in aumento, motivo per cui urge intervenire. Per questo, la Provincia ha adottato un nuovo Piano sociale, che delinea come ci si muoverà nei prossimi anni, fino al 2030 e oltre.

Dopo tre anni di lavori preparatori, è stato dunque presentato il nuovo Piano sociale provinciale 2030. Per l'assessora alle politiche sociali, Waltraud Deeg, uno dei documenti più importanti di questa legislatura: «Molti hanno partecipato attivamente alla creazione di questo Piano e molti continueranno a lavorarci perché si tratta di un processo in itinere. È necessario un costante processo di dialogo in tutti i settori, vogliamo impegnarci in questo senso». Anche il presidente della Provincia, Arno Kompatscher, durante la presentazione ha sottolineato: «Il Piano sociale provinciale è una sorta di vademecum che coinvolge, in conformità con i nostri obiettivi nel campo della sostenibilità, tutti gli ambiti politici, come il Piano per il clima. Perché le questioni sociali devono essere tenute in considerazione in tutti i settori e questo è giustamente l’obiettivo del Piano, che evidenzia le opportunità e si svilupperà in maniera dinamica. Perché è necessaria una nuova cooperazione a tutti i livelli per poter vincere insieme le sfide del nostro tempo».

Obiettivi strategici e misure

Elementi centrali del Piano sociale provinciale sono la descrizione, la previsione dei bisogni, i risultati del sondaggio online e del workshop tematico, nonché gli obiettivi strategici e le misure per le cinque aree centrali del benessere sociale. Queste sono: anziani (accompagnamento, assistenza e cura), assistenza all'infanzia e ai giovani, persone con disabilità, con malattie mentali e con disturbi da dipendenza, inclusione sociale e donne in condizioni di disagio e ruolo del Terzo Settore.

Michela Trentini, direttrice della Ripartizione politiche sociali, ha affrontato i punti chiave: «La gestione delle risorse umane e il fabbisogno di lavoratori qualificati sono temi centrali che riguardano tutti i nostri ambiti di attività. Il Piano comprende anche misure organizzative e nuovi progetti concreti, alcuni dei quali sono già stati attuati. Tra le misure e le strategie concrete indicate nel nuovo Piano sociale provinciale vi sono, ad esempio, la promozione della vita indipendente per le generazioni più anziane attraverso spazi abitativi a misura di anziano o nuove forme di alloggio, il rafforzamento della prevenzione nel settore dell'infanzia e della gioventù attraverso il lavoro di comunità o il lavoro di strada, il sostegno a soluzioni abitative inclusive per le persone con disabilità, con malattie mentali e disturbi da dipendenza attraverso l'assistenza personale o un centro di competenza per la consulenza abitativa, l'espansione dell'assistenza ai senza fissa dimora nell'area dell'inclusione sociale o la promozione di progetti di empowerment per le donne in situazioni di vita difficili, nonché la promozione della programmazione e della pianificazione congiunte (co-programmazione/co-progettazione) nell'area del Terzo settore.

Un processo partecipativo

Queste misure sono, tra l'altro, il risultato di un ampio processo partecipativo, che è stato accompagnato scientificamente dall'istituto di Public management di Eurac Research. «Non sono state formulate raccomandazioni, ma sono state presentate opzioni di intervento. Il percorso che ha portato al Piano sociale provinciale è stato un processo di pianificazione trasparente e aperto, uno standard a livello internazionale», ha sottolineato il direttore dell'istituto, Kurt Promberger.

«Altrettanto importante è stato il coinvolgimento degli operatori pubblici e privati nel campo dei servizi sociali in Alto Adige», ha aggiunto l'assessora Waltraud Deeg.

La Federazione per il sociale e la sanità ha partecipato attivamente al gruppo di lavoro del Piano sociale provinciale. Il suo direttore, Georg Leimstädtner, in occasione della presentazione di ieri ha sottolineato: «Nel sociale dobbiamo sempre essere in grado di reagire ad hoc, di rispondere alle esigenze. Tuttavia, dobbiamo stabilire una direzione per il futuro. Le questioni sociali riguardano tutti, quindi è necessario includere anche altri settori».

«Con questo Piano è possibile sviluppare ulteriormente il sistema sociale altoatesino - ha dichiarato infine l'assessora Deeg - perché un sistema sociale ben organizzato e in rete è il presupposto e la garanzia per una società socialmente equilibrata, sostenibile e resiliente alle crisi». DA.PA

 













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Davide Pasquali

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