Tragedia col parapendio: Silbernagl non si era imbragato

Si è lanciato con il parapendio dai prati di Monte San Vigilio, ma senza agganciare l'imbragatura: Stefan Silbernagl, 40 anni di Lana, è morto così. Una tragedia per molti versi incredibile


Orfeo Donatini


LANA. Si è lanciato con il parapendio dai prati di Monte San Vigilio, ma senza agganciare l'imbragatura: Stefan Silbernagl, 40 anni di Lana, è morto così  schiantandosi nel burrone di Pavicolo al termine di un volo di oltre 70 metri. L'allarme è stato lanciato da un contadino del posto che ha assistito allo schianto del parapendio sugli alberi, inspiegabilmente senza pilota. Poi da parte di decine di soccorritori fra unità cinofile della Guardia di finanza, soccorso alpino di Ultimo e di Lana e vigili del fuoco è stata una corsa contro il tempo nel disperato tentativo di prestare soccorso al malcapitato pilota il prima possibile.

Per decine di minuti tuttavia si è vissuto un vero e proprio giallo: del pilota non si trovava traccia nelle vicinanze del relitto del parapendio. Poi l'hanno trovato in fondo ad un canalone in mezzo al bosco e i tasselli hanno lentamente cominciato a comporsi. Stefan Silbernagl, 40 anni di Lana sposato con Christine e padre di una bimba di poco più di quattro anni, si era lanciato poco prima per un volo in solitaria dai prati di Monte San Vigilio che si trovano a poche centinaia di metri dalla stazione a monte della funivia e dell'Hotel Vigilius.

Era un pilota esperto, conosciutissimo nell'ambiente degli appassionati di volo per essere stato uno dei componenti del team dell'Adlerhorst, il club di volo guidato da Franz Pixner (il direttore della funivia di Merano 2000) e Roland Durogati. Da quasi due anni tuttavia aveva smesso di praticare quella sua passione per ragioni familiari e professionali. Però ieri, complici anche alcuni giorni di ferie, ha deciso di tornare a provare l'ebrezza del volo, del librarsi in aria come aveva fatto centinaia di volte e, da solo, è salito a Monte San Vigilio per spiccare il volo da quei prati che conosceva benissimo e da quella zona della quale conosceva soprattutto ogni possibile corrente ascensionale, che avrebbe potuto farlo restare in aria più a lungo.

Un'esperienza che forse l'ha tratto in inganno, facendogli commettere quella tragica disattenzione dettata con ogni probabilità da un eccesso di sicurezza: deve aver preparato la vela, preso la posizione di decollo, avviato la rincorsa per alzarsi in aria, ma non ha controllato la chiusura dell'imbragatura che avrebbe dovuto tenerlo legato alla vela. Poi la tragedia si è consumata in una manciata di secondi. Presa subito quota, Silbernagl si è accorto di non essere agganciato, ma ormai era troppo tardi.

Dopo qualche secondo appeso con le sole braccia e con il parapendio del tutto ingovernabile è precipitato nel vuoto da una altezza che i soccorritori stimano oltre i settecento metri. Senza speranza. Ecco perché il parapendio è stato ritrovato sugli alberi ancora con quell'imbragatura integra e non agganciata. Ecco perché quel contadino ha visto la sola vela precipitare. Ecco perché è stato così lungo e difficile il compito dei soccorritori per ritrovare quel povero corpo straziato dal violentissimo impatto al suolo. Su questa tragica morte è stata ovviamente aperta un'inchiesta che dovrà accertare in primo luogo le condizioni dell'attrezzatura usata. La salma è stata composta nel cimitero di Lana.

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