Tragedia di via Rovigo Indagato il passeggero

Marco Ghirardini, imbianchino, viaggiava sul Suv guidato da El Maharzi Dopo l’investimento non prestò soccorso. Il giudice non vuole archiviare


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Marco Ghirardini, l’uomo che viaggiava accanto al guidatore sul Suv assassino di via Rovigo, rischia il processo per omissione di soccorso. L’uomo è finito nei mesi scorsi sul registro degli indagati sulla base del rapporto dei vigili urbani sul tragico investimento.

Ora il pubblico ministero Axel Bisignano ha però depositato istanza di archiviazione (e dunque di non luogo a procedere) ma il giudice delle indagini preliminari Carlo Busato sta attentamente valutando il caso. Il magistrato a cui spetta la decisione non sembra convinto di poter considerare legittima la condotta del passeggero del Suv che, pochi istanti dopo l’investimento mortale, venne ripreso dalle telecamere di sicurezza di un negozio mentre, con estrema freddezza, e - del tutto incurante di quanto accaduto - si allontanava dal luogo della tragedia a passo normale. Qual è la tesi della Procura della Repubblica? Semplicemente che non l’articolo 593 del codice penale che contempla il reato di omissione di soccorso non sembra contestabile al passeggero del Suv a cui non può neppure essere contestata la violazione dell’articolo 189 del codice della strada che prevede specifici obblighi nei confronti dei conducenti (e non dei passeggeri) dei mezzi coinvolti in incidenti.

«Ci sono due aspetti che hanno indotto la Procura a chiedere l’archiviazione del procedimento - spiega il procuratore capo Guido Rispoli - in primo luogo l’articolo 593 configura la responsabilità di chi si imbatte in un corpo umano che sia o sembri inanimato (o in una persona ferita o altrimenti in pericolo) e non presti l’assistenza occorrente dando l’allarme. Non è certo il caso del passeggero del Suv investitore. In secondo luogo l’omissione di soccorso configurata dal codice riguarda ovviamente una persona viva perchè in caso di persona ormai defunta (il pensionato Guglielmo Andriolo rimase ucciso sul colpo, ndr) non ha molto senso contestare la violazione di una norma penale che si richiama all’obbligo giuridico di aiutare una persona ferita ed in pericolo». Un’impostazione giuridica che, per il momento, non sembra comunque aver convinto il giudice delle indagini preliminari Carlo Busato a cui spetta l’ultima parola e che si è riservato di prendere la decisione solo dopo aver attentamente valutato il caso. Ovviamente ben diversa è la posizione, sotto il profilo della responsabilità penale, del conducente del Suv, Hafid El Maharzi, che deve rispondere non solo dell’omicidio del pensionato ma anche dell’omesso soccorso sulla base di quanto previsto, per i conducenti di veicoli coinvolti in incidenti, dal codice della strada. Marco Ghirardini, imbianchino bolzanino di 43 anni, si allontanò come detto quasi furtivamente dal luogo dell’incidente. Si presentò ai vigili urbani solo il giorno seguente. Disse di essere stato sotto shock e di aver reagito in maniera quasi incontrollata al panico provocato dalla tragedia dell’investimento. E’ incensurato. La Procura ne raccolse la testimonianza come persona informata sui fatti e furono proprio le sue dichiarazioni (sulla condotta irresponsabile del conducente completamente ubriaco) ad indurre la Procura a contestare al conducente marocchino l’imputazione di omicidio volontario per dolo eventuale.

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