BOLZANO. Una querelle fra Comune e Habitat di Pietro Tosolini, che si trascina da inizio anni Novanta. E che - forse - si risolverà definitivamente a settembre. Riguarda l’esteso terreno all’incrocio tra via Similaun e via Ortles. Verde pubblico? Verde privato? Edificabile? L’ultima parola spetterà al Consiglio di Stato.

La questione è riemersa nelle ultime settimane, perché si sono avviati lavori di risistemazione dell’area accanto al palazzo Telecom. Nel quartiere, dunque, si era finalmente iniziato a sperare, ma dal sindaco Renzo Caramaschi ora arriva la doccia fredda: «La questione legale è ingarbugliatissima e non è il caso di entrare in dettagli. Sintetizzando: l’anno scorso il Tar ha stabilito trattarsi di verde privato, mentre il Comune ritiene sia pubblico, da destinare ad area verde con parco giochi. Nel mentre Tosolini da parte sua continua a sostenere che sia edificabile». Il municipio ha fatto appello al Consiglio di Stato: «L’udienza è prevista a settembre, poi occorreranno due o tre mesi per conoscerne l’esito».

Come comunicato nei giorni scorsi dal consigliere comunale Claudio Della Ratta (Civica per Bolzano), «si rileva che nell’area, destinata finora a deposito di cantiere, dopo trent’anni di “incuria e abbandono” ora è stata smontata la vecchia gru e si sta ripulendo il terreno e sgombrando il materiale presente, lasciando intendere che forse la lunga questione legale si sia finalmente risolta».

Per questo, il consigliere aveva presentato una interrogazione alla giunta comunale, per sapere in dettaglio «se possiamo considerare questa annosa vicenda conclusa e se tale appezzamento potrà finalmente essere trasformato in verde pubblico a disposizione della collettività». Come anticipato ieri dal sindaco, però, al momento non è ancora così.

Da diversi lustri, ricordava Della Ratta nell’interrogazione, «è in essere un contenzioso tra l’amministrazione comunale e la Habitat Spa per una relativamente ampia zona presente a ridosso dell’incrocio tra la via Ortles e la via Similaun: 5.600 metri quadrati, praticamente inutilizzati, adibiti a deposito di una vecchia gru, alcune cisterne e rare componenti ferrose di cantiere edile, contraddistinta dalla p. ed. 3956 C. C. Gries».

Inizialmente l’amministrazione comunale non riuscì ad entrarne in possesso: «Con un decreto tavolare del 1991 veniva prenotato il diritto di proprietà a nome del Comune, ma, a seguito di vari ricorsi reclami e sentenze, con un decreto tavolare del 1993 l'area rimase in proprietà alla Habitat». Dopodiché, prosegue, si era per così dire avviata una lunga serie di giri di valzer, con contenziosi che vedevano il Comune opporsi a Provincia e Tosolini: Tar, Consiglio di Stato, Tribunale, Corte d’Appello, Cassazione.

Le ultime due puntate: come sintetizza Della Ratta, pur non entrando nel merito la Cassazione a febbraio 2021 aveva negato un indennizzo da un milione di euro alla Habitat per i supposti danni patiti; mentre, come rivela il sindaco, a giugno 2021 il Tar di Bolzano aveva deciso trattarsi di verde privato e non pubblico. Ora, toccherà attendere la sentenza di Roma.

«La trasformazione in verde pubblico-parco gioco per bambini - ricordava Della Ratta nell’interrogazione - si è resa utile e forse necessaria per equilibrare il forte carico urbanistico della zona Bivio–Kaiserau di relativamente recente edificazione, accompagnata da enormi costruzioni e impianti di poderose dimensioni».