Trento, Patt e Lega si «studiano»  

Dopo lo strappo del Pd, il partito del presidente Ugo Rossi tratta «a 360 gradi» 



BOLZANO. Caos a Trento e contatti febbrili. «Ora si tratta a 360 gradi» è stata la reazione infuriata del Patt dopo il siluramento del Pd al candidato presidente Ugo Rossi. Il Pd romano ha sconfessato il voto della assemblea del Pd trentino, imponendo di bloccare tutto e annunciando un proprio delegato alla prossima assemblea. Ma i rapporti sono degenerati. E la tentazione c’è. Quella del Patt di «guardare» alla Lega. L’altra sera nel direttivo del Patt il Carroccio è stato evocato da più di un consigliere provinciale. Da Bolzano è arrivato intanto il commento del presidente Arno Kompatscher. «Abbiamo sempre lavorato bene insieme», sottolinea a proposito del collega Rossi. Proprio l’altro giorno Maurizio Fugatti (Lega), candidato presidente del centrodestra si è augurato maggioranze uniformi a Trento e Bolzano. Ma davvero, se il Patt confermerà l’addio al centrosinistra, potrebbe strizzare l’occhio a Fugatti & C? Vediamo: gli osservatori più attenti dentro il partito ad oggi propendono per una corsa in solitaria. Un Patt che corra fuori dai blocchi con Ugo Rossi candidato presidente viene stimato valere attorno al 10%, in grado dunque di riportare tre consiglieri sugli scranni della Provincia. Un Patt che rimanesse nel centrosinistra, ma a quel punto senza il governatore uscente, difficilmente raccoglierebbe una percentuale in doppia cifra. Ovviamente questi sono ragionamenti dell’oggi, dettati dalla delusione per la bocciatura di Ugo Rossi da parte del Pd, ma è anche vero che larga parte della base autonomista ha sempre digerito con difficoltà una giunta provinciale assieme al Pd. Quanto è verosimile un avvicinamento del partito di Panizza e Rossi alla Lega? Lo abbiamo chiesto a Diego Binelli, parlamentare del partito di Salvini, che in famiglia ha un esponente del Patt come l’ex assessore Sergio Binelli, e che conosce bene anche le dinamiche della politica delle valli: «Una larga fetta della base del Patt è in sofferenza, basti pensare allo strappo di Walter Kaswalder. Il partito è stato succube della componente di sinistra della coalizione. Morale? Il Patt deve fare un’autocritica, un’autoanalisi di questi anni ma l’importante è capirlo e chiudere il capitolo con la sinistra».













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