l’intervista al capo della mobile

Tricarico: ci sono ragazze che vengono anche picchiate

BOLZANO. La prostituzione ha tante facce. Ci sono donne, clienti e sfruttatori e i ruoli non di rado si confondono. C’è sempre, però, tanta sofferenza. Soprattutto da parte delle ragazze costrette...



BOLZANO. La prostituzione ha tante facce. Ci sono donne, clienti e sfruttatori e i ruoli non di rado si confondono. C’è sempre, però, tanta sofferenza. Soprattutto da parte delle ragazze costrette a lavorare per strada. A spiegarlo è il dirigente della squadra mobile della polizia Giuseppe Tricarico che da dieci anni osserva questo mondo a Bolzano. «La prostituzione è spesso la pietra angolare su cui poggiano numerosi altri reati. Il pericolo più grosso è costituito dai clienti».

Perché?

«A parte alimentare lo sfruttamento spesso possono assumere atteggiamenti violenti. Le picchiano. Ancora ricordo il corpo di Svetla Fileva massacrata da 28 coltellate inferte da Kevin Montolli perché gli intimava di essere veloce. Oppure Klaus Rabanser che minacciava alcune prostitute con un trapano elettrico. A dimostrazione che prostituirsi in casa non è necessariamente più sicuro».

Da quale lato dobbiamo giudicare questo fenomeno?

«Dal lato delle vittime. Prima di tutto delle donne che vanno convinte a sganciarsi da questo mondo. Noi collaboriamo al progetto Alba che si pone proprio questo obiettivo ma non è facile».

Sono coinvolte persone di Paesi molto diversi fra loro.

«Ci sono, per esempio, decine di sfruttatori dell’Est Europa che mandano sulla strada giovani donne romene o albanesi. Tendono a stare molto vicini alle lucciole e non è raro intreccino relazioni sentimentali con loro per tenerle ancora più legate. Ricordo uno di loro che giocava alle macchinette mentre una ragazza si prostituiva e gli portava i soldi per continuare a giocare».

E le africane?

«Qui abbiamo delle difficoltà a creare dei punti di contatto. C’è una sostanziale impermeabilità alle forze dell’ordine e un rifiuto netto ad uscire da un meccanismo che è totalizzante. Molto spesso i loro protettori non sono qui e loro stesse non abitano a Bolzano ma arrivano con il treno da Verona, Vicenza, Padova o Ferrara. Cerchiamo di aiutarle, ma è complicato».

Anche le prostitute, a volte, commettono reati.

«Certo, abbiamo diversi casi di furti durante le prestazioni, ma anche denunce di vere e proprie estorsioni. La minaccia più comune è quella di avvertire le mogli o le compagne dei clienti. Ci sono, però, stratagemmi architettati con più malizia. Alcune di loro, infatti, hanno finto di aver subito un aborto con uno o più clienti abituali. A quel punto hanno preteso dei soldi per non andare a raccontare tutto ai parenti o agli amici del cliente». (a.c.)

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