Tricolore vilipeso, Klotz condannata

Per il manifesto con la bandiera nella pattumiera pagheranno 3 mila euro anche Knoll e Thaler. Assolti in cinque


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Tremila euro di multa a testa per vilipendio alla bandiera italiana. Il tribunale di Bolzano (giudice Perathoner) ha accolto le richieste del procuratore Guido Rispoli e ha condannato i consiglieri provinciali Eva Klotz e Sven Knoll (oltre a Werner Thaler, rappresentante legale del movimento Südtiroler Freiheit) in relazione alla campagna promozionale secessionista caratterizzata dalla diffusione dei noti manifesti in cui una bandiera tricolore veniva raffigurata in una pattumiera (ed equiparata all’immondizia), spazzata via da una scopa in saggina con lo slogan: «L’Alto Adige non ha bisogno dell’Italia».

In un primo tempo il procedimento aveva coinvolto 8 esponenti del movimento secessionista sudtirolese. Per tutti la Procura aveva chiesto l’emissione di un decreto penale di condanna con una multa di 2 mila euro a testa. Dopo l’impugnazione, il processo ordinario avviato davanti al giudice Perathoner ha portato ad una condanna pecuniaria superiore (3 mila euro di multa a testa) ma solo per tre degli otto imputati.

Pagano, dunque, Werner Thaler (in quanto rappresentante legale) ed i due consiglieri provinciali Klotz e Knoll che presentarono e promossero l’iniziativa nel corso di una conferenza stampa. Il procuratore aveva chiesto la condanna anche di Reinhild Campidell (presente alla stessa conferenza stampa) ma è stata assolta in quanto non consiserata responsabile del manifesto e della sua diffusione.

Soddisfazione per la sentena è stata espressa dal Procuratore che in requisitoria aveva fatto riferimento alla necessità di tutelare la bandiera in quanto simbolo e punto di riferimento dell’identità di un popolo. A dar man forte alle posizioni della Procura c’era anche il precedente proninciamento della Corte di Cassazione che respinse il ricorso di Eva Klotz e compagni contro il sequestro del manifesto, bloccato al momento della sua diffusione. La suprema Corte rilevò in sentenza che la bandiera italiana era stata rappresentata «ad evidente fine di dileggio e con chiaro intento denigratorio, siccome portata via da una scopa per far posto a quella tirolese, raffigurata come bandiera pulita che segue al sudiciume ramazzato dalla scopa».

Contro la condanna di ieri mattina l’avvocato difensore Nicola Canestrini ha annunciato nuovo ricorso per Cassazione e alla Corte europea per i diritti dell’uomo.

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