Trilinguismo, si parte anche alle medie

Domani sui banchi 22.072 studenti. Minnei: «Dopo le elementari, allarghiamo il raggio di azione su tedesco e inglese»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Le vacanze sono terminate. Da domani si torna a scuola. Gli studenti con calendario organizzato su sei giorni di lezione hanno di fronte a sé 210 giornate in classe. Solo 176 giorni per le scuole con il sabato libero, la maggior parte in Alto Adige. La scuola di lingua italiana torna sui banchi con alcuni segni di incoraggiamento, primo su tutti l’aumento degli studenti, che compensa la «fuga» verso le scuole tedesche per l’ansia da seconda lingua. Sull’apprendimento linguistico la scuola prosegue i passi verso il trilinguismo, con novità alle scuole medie. Prosegue invece il problema, non acuto, dell’assenza di insegnanti in alcune materie, destinato ad aumentare nei prossimi sei anni. Alla vigilia della riapertura ne abbiamo parlato con la Sovrintendente Nicoletta Minnei.

I dati della scuola italiana in sintesi?

«Abbiamo superato la soglia dei 22 mila studenti, tra scuola dell’infanzia, scuole statali e formazione professionale. In questo anno scolastico avremo 22.072 studenti, con una crescita rispetto all’anno scorso, quando erano 21.800. Sono particolarmente felice che stiamo ripartendo con il segno più nella scuola primaria, dopo alcuni anni di stasi. L’incremento più forte si trova ancora nelle scuole superiori. È abbastanza chiara la tendenza fluida delle famiglie in fatto di libera scelta nelle iscrizioni: la scuola dell’infanzia italiana, la scuola primaria in un istituto di lingua tedesca, le medie italiane o viceversa. E vale anche per le famiglie tedesche più di quanto non si dica».

E i docenti?

«Saranno dodici in più nelle scuole statali, arrivando a 1.860. Nelle scuole dell’infanzia abbiamo 482 docenti, 271nella formazione professionale. È aumentato di 5 unità il contingente dei collaboratori all’integrazione per alunni con disabilità. Le nuove nomina in ruolo sono state 116, di cui 30 dei precari delle graduatorie a esaurimento».

La scuola italiana, grazie all’autonomia scolastica, non riesce ad avvicinarsi al modelli ladino?

«In molte realtà c’è già un modello quasi paritetico di esposizione alle lingue fino a 14 ore. È ormai stabilizzato il modello sperimentato alle elementari, che iniziamo ad allargare alle scuole medie. Presenteremo il progetto proprio alle Alfieri. I risultati vengono già monitorati in quarta elementare. Da quest’anno introduciamo le verifiche sul tedesco per tutti gli studenti in seconda media. Siamo arrivati al livello A2. L’obiettivo è garantire un livello di certificazione B1 entro la terza media».

Nei giorni scorsi abbiamo scritto della carenza di insegnanti abilitati per la seconda lingua sia nella scuola italiana che, in misura maggiore, nelle scuola tedesca. Non è paradossale per la nostra realtà, che deve essere bilingue? Forse è mancata una buona programmazione.

«Di questo problema parliamo sempre più spesso con l’intendente tedesco. Il punto è che proprio perché siamo una realtà particolare non è sufficiente per la scuola italiana reclutare nelle altre regioni insegnanti di tedesco come lingua straniera, perché è richiesto un approccio diverso. Anche nella scuola tedesca serve la abilitazione per l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua. Non direi che è stata sbagliata la programmazione. Mi piacerebbe poter dire che andrà meglio, ma la realtà è che la carenza di insegnanti si farà sentire ancora di più fino al 2023: come in tutta la pubblica amministrazione, subiremo gli effetti dell’andata in pensione della generazione dei baby boomers, nati tra il 1958 e il 1963. Comunque i percorsi abilitanti esistono e l’offerta didattica plurilingue è non solo garantita, ma potenziata. Nella conferenza stampa dell’11 settembre di inizio dell’anno scolastico spiegheremo meglio il focus dedicato al plurilinguismo».

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