Troppe famiglie povere Don Bosco: market solidale 

San Vincenzo e Caritas. La distribuzione dei pacchi due volte al mese non è più sufficiente Serve un negozio aperto almeno due giorni a settimana. Argnani: ceto medio vittima del Covid



Bolzano. Altro che terminata, la crisi economica e sociale avviata dal covid. chi lavorava sul campo nei mesi del lockdown lo aveva detto e ripetuto: il peggio sarà dopo. purtroppo è accaduto proprio così. bisognosi cresciuti del 20%. lo confermano dalla san vincenzo di don bosco, dove ormai non stanno più dietro a consegnare a domicilio i pacchi alimentari. e anche distribuirli all’esterno due volte al mese non è più sufficiente, anche per non creare assembramenti. occorre aprire una bottega, dove i clienti possano venire di persona, scaglionati, almeno un paio di giorni a settimana. perché a don bosco le famiglie in difficoltà sfiorano il centinaio.

Lo conferma Roberto argnani della san vincenzo, che assieme al presidente roberto santimaria e con il supporto della caritas, è impegnato nel progetto bottega di san vincenzo. «purtroppo non siamo riusciti ad ottenere un posto dall’ipes». chiaramente, la san vincenzo non può permettersi di pagare canoni di affitto sostanziosi. «volevamo aprire un supermarket, in vari quartieri ce ne sono già, qui a don bosco no, ed è il quartiere con il maggior numero di bisognosi. sono tanti. noi continuiamo a fare i pacchi, e li distribuiamo fuori senza farli entrare ma non basta. così abbiamo pensato di aprire un negozietto, dove ammettere chi ha bisogno, pochi alla volta, a scegliere ciò che gli serve». l’ipes ha risposto picche: «avevamo trovato un negozio sfitto in via sassari, comodo, vicino alla strada. ma ci hanno risposto che si sarebbe dovuto fare un bando». è venuto in soccorso don gianpaolo. «la parrocchia di don bosco ci ha messo a disposizione un bello spazio. stiamo smantellando, tirando giù muri, imbiancando. apriremo per novembre-dicembre». argnani è un signore e non lo dice, ma in città si sa: non è che li vedano tanto di buon occhio, in altre parrocchie, dove già esistono botteghe simili: 40-50 persone a volta, spazi ristretti. al limite a qualcuno danno pure fastidio. «a don bosco sono stati molto disponibili. ci hanno addirittura concesso il piano sopra, dove fare il mercatino della san vincenzo. spazi raddoppiati, a titolo gratuito». se la distribuzione pacchi ora come ora avviene due volte al mese, il negozio dovrà essere aperto almeno un paio di giorni a settimana. «a seconda delle volte, un giovedì sì e uno no, distribuiamo 70, 80, 90 pacchi». ma si rischiano assembramenti, e poi sta per arrivare l’inverno. ecco allora l’idea della bottega. «sei sette volontari fra magazzino amministrazione e negozio, massimo quindici persone servite in contemporanea».

Tanto lavoro, ma la situazione è peggiorata. prima c’erano soltanto i bisognosi e quelli che potremmo definire i professionisti del mi faccio aiutare: «un sussidio qui, uno là, qualcosa da mangiare qui, qualche pacco là. alla fine del mese si arriva». ora però è peggio di prima: «i problemi seri? chi è andato in cassa integrazione ma non ha ricevuto nulla da nessuno per mesi. siamo forse messi meglio che altrove in italia, ma abbiamo un aumento di richieste almeno del 20%». è l’ex ceto medio, quello che magari prima era abituato a donare qualcosa e oggi è il primo a doversi far aiutare. e per loro è difficile, perché per accedere agli alimenti che provengono da banco alimentare e ue occorre mostrare l’isee, che però si riferisce al 2019, quando c’era il posto di lavoro. il massimo per accedere è poco sotto i 10 mila euro di isee. «c’è chi si presenta con un isee di 20 mila, ma da mesi è sotto con affitto e bollette, ingiunzioni di pagamento sul collo...» DA.PA













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