Troppi videogiochi? «È una dipendenza»
La Provincia di Bolzano riconosce il «Gaming Disorder» come una patologia. Bruno Marcato (Hands): «I casi raddoppiano ogni anno, siamo arrivati a seguire oltre 60 ragazzi»
BOLZANO.
Riconoscere la dipendenza
Nove indicatori vengono presi in considerazione dagli esperti per determinare la malattia, sottolinea una nota: uso dei giochi per computer come attività dominante, sintomi di astinenza nella prevenzione del consumo, sviluppo della tolleranza, perdita di controllo, perdita di interesse, prosecuzione del consumo nonostante le conseguenze negative, occultamento della portata dell’utilizzo dei videogiochi, regolazione delle emozioni attraverso l'uso di giochi per computer, messa in pericolo di importanti relazioni interpersonali. «Se almeno 5 di questi aspetti sono presenti e si ripetono in un periodo di 12 mesi, il comportamento viene diagnosticato come patologico».
Casi in netto aumento
«Siamo partiti con 20 casi», racconta Marcato, «che sono diventati 40 e infine 60 nel 2021. La tendenza all’aumento prosegue». Sono in prevalenza ragazzi, «mentre le ragazze sono più esposte al fenomeno dell’uso compulsivo dei social, non è ancora riconosciuto come dipendenza», riferisce Marcato. Come intervenite? «Il primo passo è riconoscere se siamo di fronte al “gaming disorder” oppure a una depressione che si esprime attraverso il ritiro sociale. Mettiamo in campo psicoterapia diagnostica e di gruppo, interventi psicoeducativi e il lavoro con gli assistenti sociali». È una dipendenza legale e non provocata da sostanze chimiche. Oltre alla sofferenza psicologica e all’isolamento quali ripercussioni ha sui ragazzi? «Si arriva naturalmente alla bocciatura a scuola o alla perdita del lavoro», risponde Marcato. FR.G.