Trucca le buste paga per avere il mutuo 

Giovane donna bolzanina sotto processo. Aveva fatto credere di avere un lavoro per ottenere un prestito di 12 mila euro


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Per tentare di ottenere un prestito di 12 mila euro, ha presentato in banca una serie di buste paga contraffatte tentando di dimostrare di poter contare su un impiego a tempo indeterminato in realtà inesistente.

Una giovane donna bolzanina di 28 anni, è così finita nei guai. Per un semplice disguido di carattere burocratico, l’istituto bancario prescelto ha infatti avuto la possibilità di effettuare accertamenti approfonditi sulla documentazione presentata scoprendo che la donna in questione non aveva mai lavorato per la ditta indicata. In altre parole le buste paga erano “taroccate”.

La vicenda risale al 27 marzo dello scorso anno ed è stata ricostruita in aula, davanti al giudice dell’udienza preliminare in quanto la Procura della Repubblica ha chiuso la fase dell’ indagine depositando la richiesta di rinvio a giudizio . Due i capi d’imputazione contestati all’imputata: oltre alla truffa aggravata dovrà rispondere anche di uso di atti falsi (articolo 489 del codice penale).

Secondo il capo d’imputazione la donna avrebbe agito con la complicità di un’altra persona che gli inquirenti non sono mai riusciti ad identificare. Secondo l’accusa il tentativo di truffa sarebbe stato messo in atto ai danni della filiale di via Sassari dell’istituto di credito «Banca Intesa San Paolo». La donna avrebbe architettato il raggiro nei minimi particolari confidando che la banca non andasse a controllare presso la ditta indicata la veridicità dei dati contenuti nelle buste paga. Secondo la Procura non si sarebbe trattato di un tentativo, seppur illegittimo, di ottenere un finanziamento pensando di poter onorare l’impegno delle successive rate di restituzione del capitale e dei relativi interessi.

Al contrario la pubblica accusa ritiene che la documentazione agli atti dimostri che la giovane donna abbia architettato il raggiro sapendo perfettamente che non sarebbe poi stata in grado di restituire nulla, cercando dunque di provocare un danno rilevante alla filiale di via Sassari della banca.

Il tentativo di truffa sarebbe stato messo in atto in due fasi. In un primo tempo il presunto complice della donna (che non è mai stato identificato) ha preso contatto telefonicamente con i vertici della filiale chiedendo del dettaglio la documentazione necessaria per avanzare la richiesta di finanziamento.

La persona in questione raccontò al direttore della filiale che il prestito sarebbe servito alla cognata per aprire un conto corrente e procedere all’acquisto di un’autovettura a seguito di un incidente stradale che aveva reso inservibile la precedente utilitaria. In un primo tempo l’uomo - poi presentatosi in banca - avrebbe cercato di accelerare la pratica che però venne bloccata in quanto , alle 15.30 di un venerdì pomeriggio, il responsabile della filiale fiutò qualcosa di losco rinviando ogni decisione al lunedì successivo. Una mossa quantomai azzeccata. In effetti il lunedì successivo si presentò nella filiale la donna che depositò tutta la documentazione richiesta riguardante un asserito posto di lavoro da dipendente.

Furono così consegnate all’istituto di credito una decina di buste paga risultate contraffatte, intestate cioè ad una ditta (con sede in zona produttiva) presso la quale la donna non aveva mai lavorato. A quel punto la banca sporse denuncia. Per la donna è ora arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per tentata truffa aggravata e per uso di atti falsificati. Le buste paga “taroccate” sono infatti considerate dalla Procura “atto privato contraffatto”.

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