Tutela di Vienna, l’ira di Frattini

Il ministro degli Esteri: atto di slealtà Svp, ma l’ancoraggio non passerà


Francesca Gonzato


di Francesca Gonzato
 Il ministro Franco Frattini è abituato a un confronto serrato con la Svp e il presidente Luis Durnwalder, quando ritiene che sia necessario. Questa è una di quelle volte. La sollecitazione di Durnwalder e Theiner al presidente della sottocommissione per l’Alto Adige del parlamento austriaco Hermann Gahr arriva quando la Farnesina aveva già alzato la soglia di attenzione sui rapporti tra Bolzano e Vienna. Era stato proprio il popolare Gahr, a metà novembre, a rilanciare pubblicamente il tema.
 Così Frattini, contattato ieri telefonicamente.
 Ministro, da almeno due anni aveva perso forza la campagna per la tutela sulla minoranza sudtirolese nel preambolo della costituzione austriaca. Perché se ne riparla?
 
«Questo per l’appunto dimostra la consueta arroganza di Luis Durnwalder, che dopo molti tentativi della Svp riapre una partita di cui nessuno sentiva la necessità. Ad aggravare il tutto c’è il momento scelto dalla Svp».
 Cosa intende?
 
«E’ appena stato chiuso l’accordo tra Stato e Provincia con nuove competenze assegnate a Bolzano. Si è trattato evidentemente di un segno di buona volontà da parte del governo. Bene, in quelle stesse giornate decisive per il federalismo fiscale il deputato Karl Zeller tentava il blitz sui toponimi di Tolomei. Un atto di profonda slealtà di cui prendo atto, ma con l’Austria siamo andati anche oltre».
 E’ sorpreso?
 
«Come non esserlo? Si chiede all’Austria di incidere di fatto sulla nostra costituzione, che sancisce la piena ed esclusiva sovranità sullo Stato. Nessun pezzo di Italia può essere affidato alla tutela esterna. La richiesta della Svp poi è del tutto in contrasto con il trattato di Lisbona. Figuriamoci, mentre l’Unione europea si dota di un proprio rappresentante unico per la politica estera, c’è chi sogna una sorta di protettorato austriaco in Alto Adige. E’ come se noi inserissimo nella costituzione la tutela della minoranza italiana in Slovenia o Croazia: come minimo quei governi reagirebbero con un sorriso o con rabbia. Il fatto è che ci sono leggi costituzionali italiane che tutelano la minoranza tedesca».
 Quale effetto avrà l’appello di Durnwalder a Vienna?
 
«Non sono preoccupato. Negli anni di Andreas Khol (l’ex presidente del parlamento austriaco, ndr)) l’ancoraggio non trovò assolutamente consenso tra i grandi partiti e il tema uscì di scena. Oggi viviamo un momento di perfetta concordia nei rapporti Italia-Austria e il ministro degli esteri Spindelegger appartiene alla mia famiglia politica, i popolari europei. Sollevare ancora questo tema è semplicemente una provocazione. Una inutile provocazione da parte di chi come Durnwalder non si sente italiano e dovrebbe chiedere il referendum sull’autodeterminazione».
 Veramente?
 
«Ma sì, è venuto il momento. Non è più possibile prendere soldi da Roma e chiedere aiuto a Vienna».
 L’ambasciatore Spinetti si era attivato anche prima della lettera. Perché?
 
«Su mia richiesta l’ambasciatore ha incontrato alcuni importanti esponenti politici austriaci, quando Hermann Gahr ha iniziato a fare allusioni sul fatto che la Svp stesse maturando un passo sull’ancoraggio».
 Cosa le riferisce l’ambasciata?
 
«Credo che nel parlamento austriaco tra socialdemocratici, Verdi e gli stessi popolari non ci siano numeri sufficienti per approvare la richiesta della Svp, su cui servirebbe la maggioranza qualificata».
 Si è mosso anche lei personalmente?
 
«Abbiamo già fatto sapere ad alcuni parlamentari austriaci quale sarebbe la reazione del governo italiano, ma escludo che il governo austriaco vada avanti, prevarrà il buon senso anche questa volta. Confido negli ottimi rapporti che abbiamo costruito. Ho confermato il tavolo di consultazione rafforzata istituito dall’ex ministro Dini, ma un conto è lo scambio di informazioni sui temi di comune interesse, un altro conto è la modifica della costituzione. Quanto alla Svp nessuna sorpresa, siamo ormai abituati alla sua scorrettezza. Le manovre su Tolomei e Vienna sono solo una conferma».













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