Memoria

Tutto esaurito, in centinaia sabato allo show di Amarcord Sciangai

Video, musica, spettacoli, lezioni di storia. Caramaschi insignito della cittadinanza onoraria. Soltanto il primo di una serie di eventi per celebrare il quartiere che ha trasformato Bolzano in una vera città.



BOLZANO. Un successone, sabato pomeriggio, per Amarcord Sciangai, la tre ore di ricordi sul quartiere delle Semirurali. Anche troppo, visto che i 250 posti a sedere della sala Europa non erano affatto sufficienti.

«Ci scusiamo, faremo meglio la prossima volta», hanno chiarito gli organizzatori del comitato nato in seno al Club Ipazia dell'Auser, capitanato da Michele Di Puppo ed Elio Fonti. La manifestazione iniziava alle 16, già un'ora prima impossibile trovare parcheggio. All'entrata la già onorevole Luisa Gnecchi, volontaria Auser, è impegnata da ore a sistemare sedie. Il giornalista e scrittore Ettore Frangipane arriva con le sue foto aeree delle Semirurali scattate dai bombardieri alleati. Divertente il siparietto iniziale, durante il quale è stato consegnato al sindaco Renzo Caramaschi il diploma di cittadino onorario di Sciangai. «Sono nato ai confini - ha raccontato - ai limiti, il quadrilatero via Rodi-via Dalmazia-via Rovigo-piazza Matteotti; eravamo un po' spostati, ma alle Semirurali avevo tanti amici, quindi ricordi bellissimi; ricordo gli orti, le galline, tutta povera gente, tutta gente molto onesta, lavoratori. Tanta voglia, nel Dopoguerra. Io sono nato nel '46. Non era ambizione, piuttosto desiderio di scoprire, di rinascere, desiderio di imparare, la curiosità, la voglia di andare avanti, di accelerare. C'era in tutto il quartiere».

Il sindaco ha frequentato le scuolette: «Anche le San Filippo Neri erano ai confini di Sciangai. Ho bei ricordi, era un quartiere bello, operai, poveri impiegati, mio papà era usciere. Gente molto modesta, ma tanta solidarietà. Ricordo i licenziamenti alla Lancia: c'era la corsa per aiutare; non c'era la cassa integrazione, c'era la fame, e quindi molta ansia di come progredire nella vita. Ma c'era solidarietà, nascosta, molta dignità: portavamo chi un chilo di pasta, chi un po' di pane, chi il riso, chi l'olio. Si è andati avanti così finché poi c'è stato il boom economico degli anni Sessanta. A Sciangai era il trionfo delle Vespe, i più ricchi avevano le motociclette Gilera; il primo che aveva una macchina, una Seicento, era un trionfo quando arrivava nei cortili delle case popolari».

Musica, video, spettacoli, ieri pomeriggio. Con una perla, un intervento dello storico Delle Donne, il quale ha raccontato come «grazie a Sciangai Bolzano sia diventata grande in termini quantitativi, italiana dal punto di vista qualitativo, operaia da quello sociologico. Prima dell'annessione, nel 1910 il Comune di Bolzano si unisce con il comune di Dodiciville, nel 1926 viene annesso anche Gries, quindi la città diventa grande dal punto di vista territoriale e dal punto di vista della quantità della popolazione, ma nel censimento del 1921 è ancora una cittadina di 25 mila abitanti, che si basa sul commercio e sull'agricoltura. La politica fascista tende invece a far diventare la città italiana, in un primo momento tentando di snazionalizzare i sudtirolesi e in un secondo momento cercando di alterare i rapporti numerici fra le popolazioni, incentivando l'immigrazione italiana, in Alto Adige in generale e a Bolzano in particolare. Le operazioni sono molteplici; la più grande vede la costruzione della zona industriale nella seconda metà degli anni Trenta. Per la prima volta il regime si pone il problema di dare anche un alloggio a questi operai: si trattava di diecimila operai, diecimila mogli di operai, venti o trentamila figli di operai, quindi 40/50 mila persone, che in pochi anni sono immigrate nella città di Bolzano. Dunque, un'operazione importantissima da un punto di vista demografico, urbanistico, sociologico e politico». DA.PA













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