BOLZANO

Uccisa a Roma, era cresciuta a Bolzano

Michela Di Pompeo si era diplomata al liceo classico Carducci, il padre era un dirigente della Montedison


di Alan Conti


BOLZANO. Sconcerto e turbamento a Lavis per l’atroce delitto che ha portato alla morte Michela Di Pompeo, l’insegnante di 47 anni uccisa dal compagno la notte del primo maggio, nell’appartamento di vicolo del Babuino, a Roma.

La famiglia Di Pompeo, dopo una parentesi a Bolzano, vive a Lavis. In via Garibaldi c’è la casa dei genitori di Michela, Marcello Di Pompeo 81 anni, perito industriale in pensione e Angela Franzinelli, 76 anni, originaria della provincia di Brescia. A Lavis abita anche il fratello Luca che ha un incarico dirigenziale alla Hormann. Una famiglia molto conosciuta e stimata in paese quella dei Di Pompeo. Il nonno di Michela, Iginio, era stato capostazione e una volta in pensione, aveva ricoperto il ruolo di segretario per la banda sociale. E quello di Marcello, nato nel borgo Rotaliano, è un nome legato all’oratorio: quando era bambino lo frequentava e poi da adulto era stato membro dei direttivo che lo ha ingestione assieme ai padri canossiani. La terribile notizia della morte di Michela, in via Garibaldi l’hanno portata i carabinieri e i genitori sono subito partiti per Roma, per restare vicini alla figlia che non c’è più.

La famiglia Di Pomeo aveva avuto una parentesi bolzanina (Marcello lavorava per la Montedison) e della sua adolescenza in Alto Adige Michela si era portata dietro la passione per il tedesco. A Roma, infatti, insegnava da dieci anni alla scuola germanica della capitale: italiano, storia ed educazione alla cittadinanza erano le sue materie.

Nata nel 1969 arrivò a Bolzano che era molto piccola. Il padre era un dirigente della Montedison e venne trasferito in Alto Adige. La famiglia si sistemò in un appartamento in via Sernesi. Michela frequentò le scuole medie in città poi si iscrisse al liceo classico Carducci» dove si diplomò nel 1988. «Era una ragazza straordinaria - ricorda un suo amico bolzanino - che ebbi la fortuna di conoscere perché mi trovavo in classe con il fratello Luca, due anni più grande. Noi eravamo al liceo scientifico Torricelli e lei al classico, ma ci si vedeva molto spesso. Era una ragazza splendida, solare, intelligente e piena di entusiasmo». Già si notava un talento per lo studio. «Ricordo che ci aiutava nelle traduzioni di latino e ci spiegava filosofia. Nonostante fosse due classi indietro. Non mi sorprende che sia arrivata a fare l’insegnante con successo. Sapeva anche divertirsi. Spesso uscivamo tutti insieme alla sera trovandoci al bar Fantasy o nei locali del Centro famosi negli anni ’80».

Finito il liceo Di Pompeo si spostò a Milano per studiare all’università. Da lì il primo matrimonio con trasferimento a Genova, i due figli e poi Roma. Fino alla tragedia dell’altra notte. «L’avevo incontrata - ricorda l’amico - nel 2014 in occasione di una rimpatriata. Mi sembrava tranquilla e serena». L’anno dopo conobbe Francesco Carrieri: il compagno incapace di accettare la sua decisione di lasciarlo. Una rabbia, quella dell’uomo, che ha preso la forma di un peso da palestra con il quale ha ucciso la donna che non voleva più stare con lui.

 













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