Ultimo appello agli italiani «Votate o spariremo» 

Il dibattito al Circolo Cittadino dominato dal rischio dell’astensione con ricadute pesanti sul consiglio e la giunta provinciale. Fronte unico sul doppio passaporto



BOLZANO. Eccoli, finalmente. Non tutti e 14 perché la Lega, di questi tempi, va dove va il capitano e se Salvini va in piazza Matteotti i padani non possono essere ubiqui e arrivare in contemporanea anche in via Grappoli. Ma comunque: eccolo, finalmente, il “dibattito degli italiani”. Quello che mancava, che è sempre mancato in questa campagna tossicchiante e che ha preso forma a due giorni dal voto al “Cittadino”.

Stretti stretti, pochi minuti a testa (“perché altrimenti facciamo notte” ha sorriso Alberto Faustini, il direttore dell'Alto Adige che lo moderava) ma si sono parlati e si sono mostrati insieme, i candidati. Come non era stato quasi mai possibile. Per dire? Che occorre andare a votare, ad esempio. La quale è questione tutt'altro che peregrina visto che, secondo i calcoli di un politologo come Günther Pallaver, «l'astensione italiana vale almeno tre consiglieri in meno». Consiglieri italiani, s'intende. E che basterebbe solo questo dato per capire un poco di più del disagio italiano.

Che poi Nicolini dei 5Stelle prenda questa cifra per dire che finora non se ne poteva più della vecchia politica e che spera che ora le cose cambino; o che Vitale (FI) e Urzì (AA nel cuore) rimpiangano la diuturna non unità del centrodestra, forse una delle cause dell'astensionismo quasi strutturale degli ultimi anni, e che chiedano ai «ragazzi italiani di recarsi alle urne perchè è questo il momento», resta il fatto che su questo quindicesimo partito, cioè i non votanti e sulle sue scelte si giocherà molto delle prossime elezioni. Poi ognuno ha telegrafato (di più non era possibile) il senso della propria presenza. Bertagnolli (Svp) dichiarandosi esponente "di una delle poche voci unite e dunque capaci di cambiare le cose"; von Ach (Freihetlichen) proponendo "molta più autonomia" se non qualcosa di più tra le righe e lamentandosi della scarsa sicurezza e del troppo traffico; Augscheller (Sinistra unita) per una visione più aperta al mondo e alla società di quanto non sia accaduto finora qui; Ennio Chiodi (Noi per l'Alto Adige) ribadendo il senso di una aggregazione nuova fatta da persone "stanche di divisioni ideologiche e personalismi che vogliono essere centrali più che centristi per governare una autonomia più estesa"; Rosa (BürgerUnion) rivendicando una presenza italiana in una lista attenta al territorio più che al potere; Dello Sbarba (Verdi) per «più Europa, più autonomia e convivenza e meno confini»; Christian Tommasini (Pd) ricordando il benessere e le tante cose fatte ma anche la necessità di "porre paletti a tutela del gruppo italiano"; Urzì (AA nel cuore) accusando i dem di averne messi pochi e lui "non provare come altri vergogna a esporre sempre il tricolore"; Maurizio Puglisi Ghizzi (Casapound) promettendo di essere «forza che intende scoperchiare le cose in consiglio»; Nicolini (5Stelle) di rappresentare «la lobby dei cittadini»; Mario Vitale (FI) mettendo in evidenza la necessità «di ridare rappresentanza agli italiani, schiacciati da una autonomia che li ha fatti arretrare», esempio: un ospedale “non più italiano”; e infine Beati (lista Köllensperger) che spinge per una società plurilingue con anche libertà di scegliere ognuno la propria scuola senza vincoli etnici.

Poi la domanda di Faustini: e il doppio passaporto? Ecco, se fosse stata una partita di calcio sarebbe finita 10-1. Con i soli Freiheitlichen a volere riconosciuti i diritti “della minoranza austriaca di sentirsi tale”. Arrivando a dire che “in famiglia abbiamo quasi tutti il doppio passaporto tedesco. Mia moglie no, ma non per questo l'amo di meno...”.E la Svp? Aspetta la "var". Nel senso che, così dice Judith Bertagnolli: «Non è il momento, sento che è una questione che mina la convivenza, dunque, stiamo attenti».

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