IL RACCONTO

Un bolzanino a Washington: «Ho visto arrivare la violenza» 

Tommaso Campanella (25 anni), manager in un ristorante: «La polizia schierata era insufficiente» Lavora in centro: «Nel nostro palazzo c’è la futura vice presidente Kamala Harris. È stata allontanata per sicurezza»


Francesca Gonzato


BOLZANO. Lui c’è, ha visto e non gli è piaciuto. Tommaso Campanella, 25 anni, è un bolzanino a Washington. Da lunedì ha assistito all’escalation sfociata mercoledì nell’assalto al Congresso da parte dei sostenitori di Donald Trump. Vandalismi, sfregio del simbolo della democrazia americana, secondo qualcuno un tentativo di colpo di stato, che ha interrotto la cerimonia di proclamazione del futuro presidente Joe Biden. «Ci prepariamo alla cerimonia di insediamento di Biden, il 20 gennaio. Accadrà ancora qualcosa, ma spero che non assisteremo ad altra violenza. Non si possono commettere due volte i medesimi errori», dice.

Tommaso Campanella lavora nella ristorazione. Diplomato alla scuola «Cesare Ritz» di Merano, fino alla pandemia ha lavorato nel prestigioso Fiola Dc. Ora partecipa come general manager al lancio di un nuovo ristorante, si chiamerà «Imperfecto», si trova a due isolati di distanza dalla Casa Bianca, nel cuore del potere politico degli Stati Uniti. «Il palazzo del ristorante è speciale, è stato un osservatorio eccezionale di quanto stava per accadere», racconta.

Perché osservatorio speciale?

Uno degli appartamenti del palazzo è assegnato a Kamala Harris, la futura vicepresidente di Biden.

Cosa è accaduto

Martedì, alla vigilia della cerimonia al Campidoglio, Kamala Harris è stata fatta allontanare dal palazzo. Per motivi di sicurezza, da quanto abbiamo capito. Hanno bloccato la strada, sono arrivati quindici van neri e la futura vice presidente è stata portata via. In quel momento abbiamo avuto la conferma che la protesta caldeggiata da Trump sarebbe stata qualcosa di forte. Da lunedì ho visto che la polizia iniziava a chiudere alcune strade. Chi doveva sapere dunque sapeva.

E mercoledì?

Ho assistito all’arrivo di centinaia di persone. Tutti bianchi, rigorosamente senza mascherina. In molti portavano le bandiere sudiste. Sono passato davanti ad alcuni gruppi, l’impressione era che cercassero la sfida. Ti guardavano fisso, per vedere se reagivi. Molti indossavano abiti mimetici, anche giubbotti antiproiettile.

Cosa ha pensato?

Che tra le migliaia arrivate a Washington convinte che Trump sia il vero vincitore, qualche decina delle persone dirette al Campidoglio erano sicuramente armate.

Ha avuto la curiosità di andare a vedere la manifestazione?

No, ho seguito la diretta televisiva. E mi sono reso conto di quanta poca polizia fosse stata schierata. E infatti ho visto sfondare le finestre e decine di persone entrare dentro il palazzo del Congresso. E poi è partita la distruzione dentro le sale, i vandalismi, gli uomini seduti sui banchi del congresso. Alle ore 15, quando ormai il Campidoglio era stato preso, i residenti hanno ricevuto un messaggio di allerta, «state a casa». Fino a sera Washington è sembrata una città fantasma: chiusi i ristoranti, non giravano neppure i taxi. Nel frattempo al Campidoglio erano arrivati i rinforzi. Un po’ tardi.

Pochi agenti schierati. Video mostrano manifestanti che scattano selfie con poliziotti.

In città da tempo abbiamo capito che i manifestanti a favore di Trump ricevono un trattamento di favore, diciamo.

Anche lei pensa che se i manifestanti fossero stati neri, ci sarebbero stati molti più agenti?

Quanti morti ci sarebbero stati con un assalto al Congresso? È stato dato un segnale: ecco cosa può fare Trump senza essere disturbato.

Cosa pensa di questa America?

C’è tanta rabbia, ma anche fermento. Succedono cose forti, è un paese diviso in tre. Abbiamo i democratici, che hanno promesso un cambiamento. I repubblicani stanno vivono sotto l’influsso di Trump, per molti di loro è un idolo. E poi ci sono gli afroamericani, gli immigrati che non si riconoscono negli uni e negli altri e portano avanti la battaglia per i diritti civili. Perché i diritti sono di tutti.













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