«Un’ingiustizia a un anno dal voto, faremo ricorso»

Pius Leitner si dice «sorpreso e deluso dalla sentenza» I Freiheitlichen: «Una bordata prima delle provinciali»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Musi lunghi in casa dei Freiheitlichen subito dopo la sentenza di condanna - due anni per peculato - per l’ex Obmann Pius Leitner, la cui carriera politica rischia di finire a 62 anni (è consigliere dal lontano 1993 e questa è la sua quinta legislatura). Probabilmente non riuscirà nemmeno a difendersi in appello in tempo utile per partecipare alla campagna elettorale per le provinciali del 2018. C’era chi, proprio in questo periodo, stava spingendo per farlo tornare Obmann. Il diretto interessato andrà all’attacco lunedì, in una conferenza stampa, ma intanto si lascia andare alle prime riflessioni a caldo. «Ritengo sia un’ingiustizia ai miei danni, che inciderà anche sul futuro del partito. Sono deluso e presenterò sicuramente appello. Non avevo ancora deciso se ricandidarmi o meno ma mi spiacerebbe se la scelta fosse condizionata da un giudice». Una sospensione per 18 mesi rischia di mettere Leitner fuori dai giochi. Rincara la dose l’attuale Obmann dei Freiheitlichen Walter Blaas. «Di sicuro, per noi, si tratta di una pesante bordata proprio alla vigilia delle elezioni provinciali. Con questa sentenza il danno al partito è già stato fatto. Anche se Leitner dovesse essere riconosciuto innocente in appello avrà pagato un conto salatissimo. Mi chiedo se per il caso Durnwalder ci sia stata la stessa severità di giudizio».

A beneficiarne - sulla carta - dovrebbe essere soprattutto la Svp, che con Leitner, però, è piuttosto indulgente. «Sono perplessa - commenta l’assessora Martha Stocker - e sinceramente non me lo aspettavo. La condanna mi sembra eccessiva: Leitner rischia di pagare il conto per tutti. Oggi i partiti stanno molto attenti a spendere i fondi dei gruppi consiliari, mentre prima del 2013 c’era maggiore disinvoltura. Forse, per chiudere la vicenda, sarebbe bastata una sanzione». Helmuth Renzler (Svp) ritiene che questa sentenza possa «pregiudicare la carriera politica di Leitner, che forse non se lo meritava, almeno per come lo conosco io. Non ho letto le motivazioni, ma gli effetti - con una sospensione di 18 mesi - sono pesantissimi».

Per Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore) l’inchiesta sui «sex toys» «è piuttosto triste e rischia di screditare la classe politica nel suo complesso. Di sicuro negli ultimi anni c’è stato maggior rigore nell’utilizzo dei fondi dei gruppi consiliari». Elena Artioli di Team Autonomie ritiene che «se anche un errore, come si evince dalla sentenza, è stato commesso la condanna rischia di essere troppo pesante, anche per gli effetti che avrà. Forse sarebbe stato meglio obbligarlo a restituire la cifra spesa impropriamente. Un dettaglio: da quanto si sa il sex toy non fu nemmeno acquistato da lui. Leitner paga il fatto di essere stato il capogruppo del partito all’epoca dei fatti».













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