Un monumento al vescovo Egger nel «suo» convento

Padre Kurt ha ricordato il fratello gemello Wilhelm: «Il nostro noviziato? Tanta preghiera e scherzi in collina»


di Georg Von Metz Schiano


CHIUSA. A cinque anni dalla sua inopinata scomparsa il vescovo Wilhelm Egger viene ricordato con la solennità ed anche l’affetto pienamente meritati dalla sua lunga e ispirata azione di pastore in tempi di transizione tutt’altro che facili. Dopo l’inaugurazione del suo busto nel Duomo bressanonese anche Chiusa ha ora voluto sottolineare l’anniversario scoprendo un suo ritratto scultoreo nel parco dell’ex convento dei Cappuccini. La scelta del luogo è tutt’altro che casuale perché proprio in questo convento il futuro vescovo ed il suo fratello gemello Kurt trascorsero il periodo di noviziato negli ormai lontani anni 1956-1957. Dal convento chiusano, noviziato provinciale dal 1833 al 1964, sono transitati più di mille cappuccini.

L’idea di un monumento che ricordasse questa presenza è stata coltivata a partire da alcuni anni fa dall’ex sindaco ed attuale presidente della Comunità comprensoriale Arthur Scheidle in collaborazione con il sovrintendente ecclesiastico ai beni culturali Karl Gruber. È stato così deciso di affidare all’artista Carola Heine (che ha eseguito anche il busto ora nel Duomo di Bressanone) il compito di scolpire una testa bronzea del vescovo Egger. L’opera posta a rilievo sulla sommità di un grezzo lastrone di porfido verde è stata inaugurata con una cerimonia alla quale ha partecipato una nutrita rappresentanza della città di Chiusa e delle sue frazioni. Al termine della messa celebrata nella chiesa dei Cappuccini dal decano don Gottfried Fuchs, il sindaco, signora Maria Gasser Fink, ha introdotto l’intervento del fratello gemello dello scomparso presule, padre Kurt Egger.

Forzando l’evidente commozione il professor Egger ha rievocato con l’humor aneddotico del vero storico la vita di due giovani novizi (bisogna ricordare che i gemelli avevano 16 anni al momento del loro ingresso tra i frati minori) alla prese con la dura realtà conventuale dell’epoca. Obbligati a non meno di sei, sette ore di preghiera al giorno, intervallate da lavoro e mortificazioni, i ragazzi vedevano messa a dura prova la propria vocazione. Che nella maggioranza dei casi deve essere però stata davvero sincera se, come ha ricordato il gemello del vescovo, tutti e otto i novizi di quella “infornata” riuscirono a prendere i voti ed a diventare padri Cappuccini.

Certo non mancavano momenti di alleggerimento, rappresentati da razioni supplementari di vitto elargite da un cuoco compassionevole, o da scherzi sulla collina che sovrasta il convento, da dove uno dei ragazzi riusciva a scagliare castagne sin sul tavolatato in legno dell’ allora adiacente piscina comunale, con grande spavento dei bagnanti che non sapevano spiegarsi da dove provenissero quei proiettili.

Un dettaglio meno allegro - e sinora sconosciuto – ha riguardato invece le condizioni di salute del futuro vescovo, che all’epoca erano piuttosto critiche soprattutto per quanto riguardava le vie respiratorie. Padre Kurt ha rivelato che il fratello a un certo punto dovette essere anche ricoverato al sanatorio di Bressanone.

Poco dopo nel parco pubblico dell’ex convento dei Cappuccini, sul retro del Museo Civico di Chiusa, lo stesso padre Kurt e il presidente della Comunità comprensoriale della val d’Isarco Arthur Scheidle hanno scoperto il busto che d’ora in poi ricorderà il vescovo Wilhelm Egger in un luogo a lui caro e nel quale, durante i 22 anni del suo vescovado, tornava sempre con nostalgia e raccolta commozione. Un rinfresco offerto dalle contadine di Verdignes e Latzfons nella suggestiva cornice del retrostante chiostro ha concluso nel più degno dei modi l’intensa serata.

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