«Un sì al referendum per fermare le trivelle»

Domenica 17 aprile si voterà: va raggiunto il quorum del 50% degli aventi diritto Il comitato vuole abolire la legge che non fissa una scadenza alle concessioni



BOLZANO. Un «sì» per fermare le trivelle nel mare. Domenica 17 aprile si terrà il referendum abrogativo promosso da nove Regioni e sostenuto da molte associazioni, ambientaliste e non solo. L’obiettivo è abrogare la legge che consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine senza limiti di tempo. Se vincerà il sì, le attuali concessioni andranno a scadenza, mentre non è già più possibile presentare domanda per nuove concessioni, sia entro che oltre le 12 miglia.

Per essere valido il referendum dovrà raggiungere il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto.

La campagna del comitato del «sì» è stata aperta ieri al Film Club. «Ferma le trivelle» è lo slogan. Le ragioni dei referendari sono state presentate da Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente nazionale, Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente nazionale, Alessia Politi (presidente Legambiente Alto Adige), Roberto D’Ambrogio (Arci), Argante Brancalion (Ambiente e salute), Doriana Pavanello (Cgil) e Iolanda Millo (Qui è la sinistra).

La sfida è informare i cittadini in un mese, raggiungere il quorum e fare vincere il sì. Sottolinea Alessia Politi: «La battaglia contro le trivelle non riguarda solo le Regioni che hanno promosso il referendum. Un mare sano è interesse di tutti noi». L’Alto Adige può giocare un ruolo importante nella battaglia per un’altra politica energetica, spiega Katiuscia Eroe: «L’Alto Adige può raccontare a tutta l’Italia che l’autosufficienza energetica con energia pulita è possibile». La vittoria del sì, aggiunge Zanchini, non consentirebbe solo di porre una scadenza alle concessioni: «È importante mobilitarsi per il referendum per spingere il governo a una svolta sulla politica energetica: dal 2013 sono stati cancellati quasi tutti gli incentivi per le fonti rinnovabili. Il risultato è che sono crollati gli investimenti nel settore del solare e dell’eolico». Trivellare entro le 12 miglia, spiegano, «significa intervenire in una fascia particolarmente sensibile del mare. Sono provati i danni gravi all’ecosistema provocati dalle lavorazioni. In caso di guasto delle piattaforme, poi, i danni ambientali possono essere enormi». Con la vittoria del sì, «le attività petrolifere andranno progressivamente a cessare, secondo la scadenza naturale fissata al momento delle concessioni. Una scadenza poi cancellata dal governo».

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