Una capitale per innovare

di Giorgio Tavano Blessi



Il dibattito rispetto al tema della ricerca e dell’innovazione tiene oramai banco da tempo nel territorio dell’Alto Adige, da ultimo lo studio della Commissione Europea che colloca l’Alto Adige al 160 posto rispetto alle 268 realtà geografiche (regioni, province) europee. Sorge una domanda, come mai tale posizione nonostante le tante eccellenze del territorio, le politiche e risorse impiegate? Ma soprattutto, qual è la modalità per promuovere innovazione e costruire un sistema locale più competitivo nel futuro? Nel corso dell’estate ho incontrato dopo tempo un amico architetto e, come viene naturale tra amici, abbiamo iniziato immediatamente a parlare con un fitto scambio di informazioni; “Ti ricordi di quell’edificio che sto progettando per il quartier generale di una grande multinazionale svizzera?”, mi dice.’”Certo’” rispondo, e accompagnato da un sorriso ironico “Ma devi ancora illustrare il progetto ogni tre settimane all’amministratore delegato?””Non solo a lui,” mi dice che assieme ci sono anche alcuni dirigenti e dipendenti e nell’ultimo incontro l’amministratore delegato ha più volte sottolineato il fatto che l’edificio dovrà essere bello.
Un luogo di lavoro attento ai dipendenti, che dovrà aiutarli a pensare il futuro: "Dovrà essere aperto, permettere la comunicazione, un luogo dove gli ingegneri, i medici, i biologi, gli informatici possano parlare ma anche divertirsi, ad esempio organizzare un pigjama party come all'università!". Mi guarda divertito, registrando lo sguardo attonito e il sorriso ebete di colui che ha appena avuto una visione. Quello che mi sta passando in testa è che una multinazionale attiva nel settore delle tecnologie avanzate, presente in tutti i continenti con quasi centomila dipendenti, con un utile netto annuale pari ad oltre 8 miliardi di euro (un terzo dell'ultima manovra finanziaria, 24 miliardi di euro, varata dal governo nazionale) che investe il 20% del fatturato in ricerca, pensa alla nuova struttura per la ricerca ed innovazione come un luogo per un pigiama party? Ci salutiamo e sulla strada di casa e continuo a pensare a quanto ascoltato. Due parole si sono fissate in testa: Innovazione e Futuro. Innovazione e futuro, sono parole importanti non solo per la loro capacità evocativa, ma per il significato intrinseco.
Innovare vuol dire alterare l'ordine stabilito delle cose per farne di nuove. La parola futuro indica quel che nel tempo prossimo deve o potrebbe accadere, qualcosa che, grazie ad azioni appropriate, può diventare in potenza realtà. Nel territorio Alto Altesino il tema dell'innovazione è quotidianamente citato a livello istituzionale ed economico. Sono state costruite ed allocate ingenti risorse a sostegno dell'innovazione nelle imprese da parte della Provincia, pensati luoghi per aiutare le imprese a produrre nei settori dell'innovazione (BLS), strutture per incentivare la ricerca (Fondazione per la ricerca ed innovazione), dove produrre ricerca ed innovazione (LUB, EURAC e Fraunhofer) E' possibile quindi immaginare tutti queste organismi come stanze di grande edificio, in cui sono impegnate centinaia di persone che si dedicano a promuovere ricerca ed innovazione. Ma lo spazio per il pigjama party dov'è?
Dov'è che tutte queste persone possono alimentare la creatività, incontrare e comunicare con persone diverse dal proprio ambiente sociale e di lavoro, realizzare esperienze mai effettuate, sperimentare nuovi linguaggi, contaminarsi con saperi e conoscenze differenti dal quotidiano? In altre parole, alimentare la creatività che è la base per l'innovazione? Luoghi come questi ci sono, non serve andare tanto lontano, e sono gli spazi della cultura, di cui il territorio altoatesino è pieno.
La cultura è la palestra per la mente e per le idee, spazio indirizzato al rinnovamento, alla sperimentazione, alla creatività. L'innovazione non è un momento temporaneo di discontinuità entro un quadro stabile e certo, per divenire effettiva, e vincente, deve essere un moto perpetuo di cambiamento che deve coinvolgere le imprese, assieme alle istituzioni ed alla popolazione. Deve abbracciare non solo la dimensione economica, ma anche quella sociale, della creatività e dell'invenzione. Le ricerche lo dimostrano: i paesi che sono nelle prime posizione a livello europeo nelle classifiche dell'innovazione lo sono anche in quelle dei consumi culturali. E' quindi possibile definire come la cultura costituisca una vera e propria piattaforma di pre-innovazione a livello economico e sociale, laddove esistano politiche indirizzate a promuovere la partecipazione alla cultura a tutti i livelli. La battuta del pigjama party dell'amministratore delegato con l'amico architetto è proprio questa: dobbiamo dare, alle imprese agli enti di ricerca, ma anche alla società nel suo complesso l'occasione di sperimentare l'ignoto, l'imprevisto, la novità. Solo attraverso questo processo può essere generata innovazione, quella vera, radicale, un processo che deve investire la dimensione economica e sociale, che deve divenire la normalità in quei sistemi che auspicano di rimanere concorrenziali nell'arena della competizione globale. Non c'è innovazione senza cultura, e non c'è cultura senza innovazione.
Investire nella prima senza investire nella seconda produce risultati marginali, e farebbe bene ricordarlo chi vorrebbe relegare la cultura nel ruolo di superfluo interesse radical-chic. Si tratta quindi di mettere in relazione queste due dimensioni, di pensare ad un piano affinché cultura ed innovazione siano messe nelle condizioni di divenire alleati stabili. Una grande occasione per questo è alle porte, la Capitale Culturale Europea del 2019 che vede la Provincia di Bolzano tra gli attori del progetto, un progetto attraverso il quale coniugare strategicamente la cultura ed il tessuto produttivo e sociale del territorio. Ecco una data ed un obbiettivo, cosa e quando. E' il momento di pensare a come costruire una strategia per l'innovazione del futuro













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi
Gli interventi

Svp, l’ex Obmann Achammer: «È stato un onore. Il partito è un esempio di raccolta»

Achammer: «La Svp è nata dalla resistenza. Per questo dobbiamo prendere parola quando un consigliere dice che politici dovrebbero essere mandati a lavorare in miniera. È vergognoso che queste parole vengano applaudite» riferendosi a quanto detto da Jürgen Wirth Anderlan

TAJANI Il vicepremier: «Con Steger la collaborazione sarà ottima» 
DORFMANN «Con il nazionalismo non si va da nessuna parte»

Attualità