La storia

Una casa sotto il viadotto dove prima c’era degrado 

Un angolo di colore. Mohcine Borjane, 38 anni, ha lavorato a lungo per ripulire e colorare l’area attorno al pilone sotto l’A22, in viale Trento. «L’ho resa decorosa con soli oggetti riciclati» 


Paolo Tagliente


BOLZANO. Per ripulire l’area e trasformarla in una sorta di giardino ci ha impiegato circa due anni. Poi ha iniziato a decorare con la vernice rosa i grigi piloni del cavalcavia dell’A22, fino ad allora tavolozze per sgangherati writer, e tutto ciò che di antiestetico ci fosse in zona.

E così, magicamente, quell’anonimo angolo di viale Trento, s’è trasformato, s’è colorato, s’è animato. È diventato la casa di Mohcine Borjane, 38 anni, madre marocchina, padre algerino e orgogliosamente “berbero”, che con encomiabile dedizione ha riqualificato l’intera zona.

«A terra non c’è nemmeno un mozzicone – mostra, orgoglioso e sorridente – e tutti gli oggetti che vedete sono riciclati». Anche le piantine, sistemate nel terreno e annaffiate con perizia, sono state tutte raccolte dove le avevano gettate. «In molti – rivela – mi hanno detto che erano secche, che non c’era più nulla da fare. Ma quando sono vive, io lo sento...e quelle foglie verdi appena spuntate mi danno ragione».

Nel passato di Mohcine ci sono quattro anni da calciatore professionista in Algeria e lui, con la palla ci sa davvero fare, tanto che per amici e conoscenti è semplicemente “Maradona”(il suo idolo), ma pratica anche il Muai thai, un’arte marziale thailandese.

Attorno ad ogni pianta ha creato aiuole delimitate da pietre rotonde, rigorosamente rosa, i ceppi di piante e cespugli tagliati sono stati anch’essi dipinti di rosa. Ha realizzato un elegante accesso all’area dal marciapiede e anche il grande blocco in cemento, che è piede del pilone, dipinto di rosa, ha assunto un’aria più gentile, accogliendo quadri, vasi e molti altri oggetti decorativi.

Poco lontano, c’è una piccola casetta di legno bianco con minuscola piscina. «L’ho costruita per i piccioni – spiega il giovane – e sento che, sopratutto di notte, nella piscina ci sguazzano volentieri».

Piaccia o non piaccia, ora quell’angolo di città sembra un’esposizione di arte pop e regala vibrazioni positive a chi passa di lì, a piedi o in auto.

«Gli operai comunali lavorano sodo e non hanno il tempo per fare cose simili – spiega Mohcine – ma basterebbe che dieci persone, anche a tempo perso, facessero quello che ho fatto io, per riqualificare tutte le aree sotto il cavalcavia che attraversa Bolzano».













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