Una nuova vita con l’Aias per molti ragazzi disabili

Sono una sessantina e partecipano con entusiasmo a progetti e attività ricreative «Fuori c’è ancora tanta discriminazione, qui invece si sentono valorizzati»


di Alessandro Bandinelli


BOLZANO. Gli occhi dei genitori sono fieri e divertiti mentre i loro figli, tutti ragazzi con disabilità psichiche del centro ricreativo Aias, si scatenano nelle coreografie studiate per un anno intero. Sono soprattutto occhi carichi di curiosa partecipazione quelli che si affacciano in questo spazio protetto; lo spazio dove i loro ragazzi non solo stanno insieme e si divertono durante i pomeriggi, ma dove trovano quello che spesso fuori è loro negato: essere accettati per quello che sono. Ed è per questo che, nonostante oggi sia pieno di sguardi estranei, i ragazzi sono lo stesso a loro agio. Così quando proviamo a chiedere a Elena Dal Piai, una delle danzatrici, se fosse emozionata più del solito, la sua risposta è tanto lapidaria quanto simpatica: «Per niente», e così il suo amico Marco Frizzera che qui dice di aver trovato dei veri amici.

«Questo spettacolo - dice Andrea Di Curti, uno degli operatori dell’Aias - è frutto dei laboratori pomeridiani, ma anche di attività fatte durante i diversi campi vacanza che organizziamo con i ragazzi nel corso dell’anno».

Giovanni Magnini, il neo presidente dell’associazione è soddisfatto: «Queste attività ricreative dell’Aias, che opera da 50 anni a Bolzano sono di grande sollievo per le famiglie di questi ragazzi: innanzi tutto perché sollevano le stesse da un’assistenza continua e poi perché i ragazzi riescono a trovare una dimensione sociale esterna al nucleo familiare che dà loro tanta fiducia»

Nelda Kerschbaumer, mamma di Alessia, venticinque anni e da un anno e mezzo utente dell’Aias, ci racconta che oggi sua figlia ha iniziato un training con i servizi sociali per andare a vivere da sola: «Non sarebbe stato possibile se non avesse ritrovato fiducia in se stessa. Una fiducia cresciuta anche grazie a questo ambiente dove si è sentita accolta: qui non c’è invidia, non c’è pregiudizio, si è tutti uguali». Dello stesso avviso è un altro genitore, il signor Luciano Palestro papà di Bruna, una bellissima ragazza dallo sguardo dolce e riservato: «Non si può neanche immaginare quanto pregiudizio ci sia ancora nei confronti di questi ragazzi. Per loro, soprattutto dopo le scuole, incomincia il dramma: nessuno li vuole, sono come dei palloncini nel vento, a nessuno importa se si perdono. Queste associazioni vanno sostenute perché cambiano la vita a questi ragazzi, è come se qui nascessero un’altra volta». I ragazzi si salutano in un abbraccio sincero, un anno di attività è terminato, ma si rivedranno presto; già a capodanno infatti, grazie all’associazione, 40 di loro soggiorneranno per 4 giorni in val di Non, per iniziare un nuovo anno di attività tutti assieme.

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