Urzì: mi candido, se c’è Durnwalder

Il consigliere: «Non facciamoci commissariare». Bertoldi: «Conta la capacità»



BOLZANO. Scintille nel centrodestra sull’eventuale candidatura a sindaco di Luis Durnwalder. Alessandro Urzì ricorre alla psicologia per commentare le dichiarazioni favorevoli arrivate da esponenti della sua area, come Alessandro Bertoldi. «Qualcuno parla di sindrome di Stoccolma», accusa Urzì, descrivendo la «dipendenza psicologica verso l’aggressore che può svilupparsi nelle vittime». Urzì (Alto Adige nel cuore) mette le mani avanti. Se resterà in campo l’ipotesi Durnwalder, tornerà a candidarsi sindaco, come a maggio. Urzì ricorda il Durnwalder «ostinato e financo violento nei modi, nel parlare», su questioni etniche come la toponomastica e la sfilata degli Alpini «impossibile» nel 2008 per non turbare le celebrazioni di Hofer e avanti così. Urzì si candiderebbe e, anticipa, «mi rivolgerei anche agli elettori che hanno votato la scorsa volta al secondo turno Spagnolli per invitarli ad un riscatto morale, che è il riscatto della città intera, non di una parte di essa, alla sola e semplice ipotesi che Bolzano possa essere commissariata dalla Provincia attraverso l’ex monarca». Chiamato in causa, Alessandro Bertoldi (Forza Italia) spiega perché era favorevole alla candidatura di Durnwalder, che vede ora peraltro «sfumata»: «Pur essendo fermamente convinto che il sindaco di Bolzano debba restare italiano, considerata la situazione devastante in cui riversa la città, metto in primo piano le capacità amministrative tangibili di un candidato, piuttosto che l'appartenenza etnica o politica». Senza Durnwalder, aggiunge Bertoldi, il centrodestra si unisca e cerchi un candidato sindaco «unitario e possibilmente di alto profilo».













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