agricoltura

Vendemmia, in Alto Adige previsto un calo del 10 per cento

Le previsioni di Assoenologi: in Italia la peggiore raccolta di uva del Dopoguerra. In regione il dato meno peggiore del Nord Italia: «solo» 123 mila ettolitri in meno


di Davide Pasquali


BOLZANO. Non bastavano le mele, pare andrà maluccio pure per quanto riguarda la vendemmia, anche se in Alto Adige e in Trentino meno che nel resto d’Italia. Lo dicono i dati diffusi da Assoenologi e basati sulle stime al 21 agosto. Tranne la Campania, che farà segnare un più 5%, tutte le rimanenti regioni vinicole italiane segneranno un dato negativo sia rispetto all’anno scorso sia rispetto alla media degli ultimi anni. La nostra regione vive la situazione meno peggiore: segna un -10% per una diminuzione di produzione di 123.000 ettolitri.

A memoria d'uomo, chiarisce una nota diramata da Assoenologi, non si ricorda una stagione come quella in corso, dove gli eventi climatici si sono accaniti con un’inusuale ed eccezionale portata.

Ad aprile un’ondata di gelo ha attraversato la Francia, la Spagna e tutto il nostro Paese, “bruciando” molti germogli ormai già ben sviluppati, e quindi, purtroppo, non più in grado di fruttificare.

Un lungo periodo di siccità, che ancora persiste, fatte salve alcune regioni del Nord, ha messo a dura prova i vigneti del Centro-Sud Italia che hanno dovuto subire anche una straordinaria ondata di caldo, la quale ha coinvolto anche il Nord, iniziata sin da maggio, raggiungendo il suo apice nei mesi di luglio ed agosto, tanto che la colonnina del termometro ha fatto spesso registrare valori al di sopra dei quaranta gradi centigradi.

I vigneti del Nord hanno invece potuto beneficiare, durante i mesi di luglio e agosto, di provvidenziali piogge, anche se spesso sono state accompagnate da forti grandinate che, in alcuni casi, hanno compromesso la produzione in diversi areali.

Fortunatamente si riscontrano anche delle zone che non hanno avuto problemi, grazie a qualche pioggia estiva e soprattutto all'oculata e scientifica gestione dei vigneti, o all’eventuale disponibilità di acqua da irrigazione e alla naturale resistenza a questo clima estremo di alcune cultivar, specialmente indigene. Soprattutto, ciò che consentirà di ottenere in alcuni siti produttivi quantità e qualità buone se non ottime è la trasversalità territoriale e la grande biodiversità, unica al mondo.

Le prime previsioni di Assoenologi indicano una produzione di vino e mosto inferiore di ben 13 milioni di ettolitri rispetto allo scorso anno, pari ad una flessione di circa il 25%. Tutte le regioni italiane fanno registrare consistenti decrementi produttivi con punte anche del 35-40% in Sicilia e Umbria. Unica eccezione la Campania che, dopo la difficile vendemmia della scorsa campagna, fa registrare un aumento del 5%. Con 41,1 milioni di ettolitri il 2017 si colloca tra le prime 6 vendemmie più scarse dal 1947 ad oggi (1947 - 36.4 milioni di Hl, 1948 - 40,4 milioni di Hl, 1949 e 1950 - 41 milioni di Hl, 2012 41,1 milioni di Hl). Le stime quantitative di Assoenologi sono riferite alla situazione riscontrata dai colleghi enologi delle 17 sedi periferiche dell’associazione tra la seconda e la terza settimana di agosto, vale a dire quando la quasi totalità dell'uva era ancora sulle piante. Purtroppo, visto il perdurare della siccità e delle alte temperature al Centro-Sud, non è da escludere che ci siano altre consistenti perdite nella produzione di uva. Per quanto riguarda la nostra regione, si stima che si passerà da 1,213 milioni di ettolitri a 1,090 milioni di ettolitri. Ossia, 123 mila ettolitri meno che nel 2016.

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