Vendetta a colpi di piccone in negozio 

Paura in un’azienda d’arredamento. Un cittadino afghano chiede il cambio di colore di una cucina acquistata, senza voler pagare nulla Difronte al diniego (parte della merce era già stata consegnata) l’uomo si arma di piccone, tenta di colpire il titolare, e sfascia alcuni mobili esposti


Mario Bertoldi


Bolzano. L’acquisto di una cucina in un noto negozio di arredamento di Bolzano si è trasformato in un incredibile contestazione da parte del cliente che, dopo aver scelto modello e colore, ha cambiato idea. In effetti dopo la prima consegna il cliente in questione avrebbe preteso di ottenere un cambio senza alcuna conseguenza di carattere economico.

La vicenda è finita al vaglio del tribunale per la denuncia penale a suo tempo depositata dal figlio del titolare, seguita da una rivendicazione risarcitoria per i danni materiali provocati dal cliente all’azienda. I fatti risalgono a quattro anni fa. Va subito detto che solo per caso non vi furono conseguenze a livello fisico per i titolari del negozio. Si tratta di una ditta a conduzione familiare. Sul banco degli imputati c’è un giovane afghano, con regolare permesso di soggiorno a Bolzano.

L’uomo è residente in città da qualche tempo e lavora regolarmente ma le modalità di contestazione messe in atto nei confronti del commerciante sono dimostrazione di criteri di valutazione e comportamentali ben lontani da qualsiasi principio giuridico.

In effetti il cittadino straniero per tentare di ottenere il cambio di colore della cucina, senza alcun aggravio economico, ha pensato di terrorizzare i titolari dell’azienda, padre e figlio. Dopo aver capito che la sua richiesta non sarebbe stata accolta senza un aggravio economico è uscito dal negozio, ha aperto il bagagliaio dell’auto parcheggiata davanti, ha impugnato un grosso piccone che aveva in auto e ha fatto ritorno nell’esercizio commerciale urlando e minacciando.

Per i presenti sono stati momenti di vero panico. Lo straniero ha dapprima preso di mira il figlio del titolare a cui ha fatto roteare sopra la testa in maniera minacciosa il piccone, tentando più volte di colpirlo al capo. Il commerciante ha raccontato di essere stato più volte sfiorato dal piccone.

Il cittadino afghano è poi passato alla seconda parte della protesta accanendosi, sempre col piccone, su tutte le cucine esposte nel negozio. A colpi di piccone sono stati fortemente danneggiati diversi forni in esposizione.

Fu l’intervento delle forze dell’ordine a mettere fine a questa sorta di raid distruttivo. Alla fine il conto dei danni raggiunse i dieci mila euro che probabilmente nessuno restituirà al malcapitato commerciante. A livello penale è ora iniziato il processo a carico dello straniero davanti al giudice Michele Paparella.

Il cittadino afghano deve rispondere di tentate lesioni personali. Nel corso della prima udienza sono stati sentiti la persona offesa (cioè il figlio del titolare) ed alcuni testimoni dell’accusa i quali hanno confermato che il figlio del titolare preso di mira riuscì a schivare le picconate per un mezzo miracolo. Insomma tutti i testi hanno pienamente confermato che la parte offesa rischiò realmente grosso. L’uomo riuscì ad evitare di essere colpito solo grazie alla prontezza di riflessi dimostrata.

Nel corso dell’udienza un’ex dipendente ha anche descritto al giudice molto bene il piccone utilizzato dallo stranieri, ricordando anche l’etichetta rilevata sul manico dell’impugnatura.

I due commercianti (padre e figlio) si sono costituiti parte civile nel procedimento penale con il patrocinio dell’avvocato Paride D’ Abbiero (dello studio legale Telchini e Mayr). Si è costituita parte civile anche l’azienda che mira ad ottenere un adeguato risarcimento economico per tutti i danni subìti.

Dopo la deposizione dei primi testimoni, il giudice Michele Paparella ha aggiornato l’udienza al prossimo 14 gennaio quando, molto probabilmente, si arriverà anche alla sentenza di primo grado.

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