Vestiti da riciclare, gran lavoro per i sarti in centro storico

In tanti hanno accolto l’invito di oew e Botteghe del mondo Invece di buttarli, hanno portato abiti da sistemare e riusare


di Fabio De Villa


BRESSANONE. Una giornata dedicata al riutilizzo degli indumenti usati impiegando piccoli accorgimenti per farli tornare più belli di prima ed evitare di buttarli facendo spazio in armadio a nuovi acquisti. Così è andato in scena ieri in centro a Bressanone il primo "Fashion Revolution Day" organizzato ai volontari dell’oew-Organizzazione per Un mondo solidale in collaborazione con la Rete delle Botteghe del Mondo dell’Alto Adige.

Grazie al prezioso aiuto di cinque sarte e sarti professionisti, gli indumenti rotti portati dai brissinesi sono stati riparati e resi di nuovo indossabili. E i brissinesi hanno accolto in modo favorevole l’iniziativa, partecipando in gran numero a una manifestazione organizzata per sensibilizzare e informare sulla situazione nel mondo del tessile e proporre delle alternative all’acquisto del nuovo.

Con lo slogan “Riparare invece di buttare”, l’iniziativa ha voluto ricordare la tragedia della fabbrica tessile Rana Plaza in Bangladesh, che nell’aprile del 2013 crollò improvvisamente provocando oltre mille morti e circa 2.400 feriti. Per commemorare questo avvenimento e sensibilizzare sui problemi del mondo della produzione tessile, è nato il Fashion Revolution Day, oggi celebrato in tutto il mondo.

“Abbiamo anche voluto richiamare l’attenzione sul sacrificio che si nasconde dietro la produzione dei nostri abiti e far riflettere sul legame tra i vestiti a prezzi stracciati che troviamo presso le grandi catene e la vita delle persone che li producono ogni giorno - ha spiegato Verena Gschnell, responsabile dell’area Consumo consapevole all’oew - In media un cittadino europeo acquista 60 capi d’abbigliamento all’anno e un quinto di questi resta nell’armadio, inutilizzato. Il nostro obiettivo è di proporre un’alternativa”.

Brigitte Gritsch, coordinatrice della Rete delle Botteghe del Mondo dell’Alto Adige, ha promosso l’acquisto di capi d’abbigliamento equosolidali e sostenibili.

Alla manifestazione c’è stato spazio anche per una sfilata di moda equosolidale in via Portici Maggiori, trasformata in una passerella per un giorno. Proprio qui è stata presentata la nuova collezione estiva prodotta secondo i criteri del commercio equosolidale. A sfilare sono state ragazze e donne di ogni età e provenienza. Come programma di contorno, ad allietare tutti i presenti in occasione di questa manifestazione era disponibile una mostra con informazioni sulla produzione tessile globale.

Hans Haufler è un sarto ora in pensione che per 20 anni ha gestito un negozio di abbigliamento. Ha seguito con preoccupazione l’evoluzione dell’industria tessile e afferma: “Un tempo le clienti davano molta importanza alla qualità delle stoffe, poi il mercato è stato invaso da modelli sempre nuovi ed economici a discapito della qualità”. Ma ci sono anche buone notizie: “Negli ultimi anni si registra un’inversione di tendenza e soprattutto i più giovani e consapevoli mostrano un crescente interesse per la produzione dei tessuti di qualità e la loro valorizzazione nel tempo”.

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