Via Alto Adige, ecco la terza torre 

Il rendering del nuovo palazzo: cantiere al via tra pochi giorni. Riempirà il “buco” dopo anni di bandi deserti e liti 


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Eccola, finalmente svelata, la terza torre. Otto piani fuori terra, tre interrati, due dei quali già collaudati e funzionanti come autorimessa. Facciata strutturale a cellule e un'immagine di risulta fatta di trasparenze e di partizione di montanti. Ingressi al piano terra per valorizzare la parte retrostante, dove ci sarà la porzione commerciale di vendita al dettaglio. "L'idea estetica e urbana - dice l'architetto Andrea Saccani, di Area 17 - è quella di favorire una "permeabilità" tra questa nuova torre di via Alto Adige e gli spazi retrostanti verso il Teatro comunale, il Centro Trevi e il giardino dei Cappuccini".

Un asse che riporta l'urbanistica al centro del progetto, ricostituendo una direttrice di attraversamento oggi degradata anche perchè cancellata dalla sovrapposizione disordinata di edifici vecchi e nuovi e dall'assenza di una continuità d'uso dei luoghi.

Insomma, l’eterno "buco" di via Alto Adige si appresta a scomparire. Era una ferita aperta. Una icona delle occasioni perdute. Perpetuatasi tra bandi deserti, difetti di stima del terreno, ritardi e compromessi al ribasso. Ma adesso, tra poco più di una settimana, si alzerà la terza torre, posta tra quelle già realizzate della Camera di Commercio e del City center, per poi essere conclusa a metà 2019.

Quasi un piano ogni due mesi. Un livello al terreno più altri sette significa porsi in perfetto asse in altezza con gli altri due edifici a fianco: un raccordo visivo per una coincidenza di volumi chiesta già in sede di pianificazione dal Comune con l'obiettivo di rispettare lo skyline esistente nella via e non rompere una simmetria che da ordine all'intero asse urbano.

Sono 34.356 i metri cubi dell'intero volume edificato e la prospettiva è che siano riempiti da uffici. Probabile che i più indicati a trasferirvisi siano quelli provinciali attualmente ospitati dietro la stazione autocorriere di via Perathoner: si trova infatti lì, ai bordi del giardino della stazione, l'ingresso della "centrale" per l'esame di bilinguismo, i patentini.

Una volta avviati anche i lavori per il Pru (Piano di riqualificazione urbana) che daranno vita al "Waltherpark" e al suo centro commerciale, quell'edificio provinciale sarà abbattuto per far posto alle architetture di Chipperfield e la terza torre pare appunto la più indicata per attuare il trasloco.

La Signa di Benko, che aveva acquistato per 22 milioni il "buco" al termine dell'asta indetta dal municipio, ha messo a punto al tavolo con Provincia e Comune un cronoprogramma ad incastro: avviato da mesi il cantiere di via Renon per ospitare la stazione dei bus a inizio autunno, partenza con la terza torre adesso, via libera al cantiere centrale a fine anno una volta liberatisi gli spazi della vecchia stazione autobus. Il cantiere del "buco" è solo apparentemente indipendente da quello che sorgerà sull'altro lato di via Alto Adige: è stato infatti pensato per costituire uno snodo architettonico che permetta di connettere, favorendone i passaggi anche visivi e non solo pedonali, gli spazi della stazione, quelli del “Waltherpark” fino a quelli retrostanti del teatro e del parco dei Cappuccini. In sostanza, lì passerà una "strada" tutta interna, finalmente percorribile e altrettanto finalmente vivibile in trasparenza, al posto di luoghi "non luoghi", poco frequentabili, molto degradati, poco visibili anche per i continui salti di quota. Il riuso di questo quadrante è stato al centro anche delle richieste del Comune. Proprio per venir loro incontro, ed essendo le aree esterne alle torri in comproprietà con la Camera di Commercio, è già in corso un tavolo comune per elaborare uno studio congiunto tra la Camera e gli architetti della Signa che verrà presentato nelle prossime settimane al sindaco. In sostanza, si è voluto approfittare dell'avvio del progetto della torre per attuare un ridisegno complessivo anche del perimetro urbano davanti ma soprattutto dietro le torri. Era un anomalia che una zona così centrale, tra edifici pubblici e privati molto frequentati, si fosse trasformata in quello che è oggi: un luogo entro cui affrettarsi per uscirne al più presto, soprattutto di sera. In futuro dovrà invece costituire il "foyer" del parco dei Cappuccini e del teatro stesso.

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