Via libera al Gay Pride ma non in centro

Gli organizzatori: «C’è il sì di Durnwalder: porteremo 50 mila persone». Grande ritorno economico, corteo da ponte Roma


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Dopo l’assenso di massima del sindaco Luigi Spagnolli è arrivato anche l’atteso via libera al «Gay Pride» a Bolzano anche da parte del governatore altoatesino Luis Durnwalder. Gli organizzatori locali sono riusciti anche ad assicurarsi l’ex deputata Vladimir Luxuria come madrina della manifestazione, che dovrebbe portare a Bolzano (dal 14 al 21 giugno) da 30 a 50 mila fra omosessuali e lesbiche provenienti soprattutto da Germania, Austria e Svizzera. Una sorta di «Gay Pride dell’Euregio», così come è già stato ribattezzato da coloro che ci stanno lavorando da oltre un mese, pur sapendo che la strada non è ancora completamente in discesa. «Ad impressionare positivamente le persone con cui ho parlato finora - spiega Antonella Diano, reduce da una proficua trasferta al Gay Village di Roma con Danilo Zanvit Stecher durante la quale ha convinto l’ex parlamentare di Rifondazione Comunista - è l’importante ritorno economico per tutta la città di Bolzano. Anche perché i partecipanti non dormiranno certo nelle tende ma negli hotel del capoluogo e dintorni. Contiamo, infatti, anche sulla collaborazione dell’Azienda di soggiorno».

Il percorso della sfilata. Gli organizzatori hanno convinto Durnwalder facendogli vedere le immagini dell’ultimo «Gay Pride» a Palermo, al quale hanno partecipato 180 mila persone. «Il governatore - racconta la Diano - ci ha detto che non ci sono motivi per dire no. Avrebbe detto di sì, in condizione analoghe, anche ai Testimoni di Geova. L’importante è che l’organizzazione sia curata nel dettaglio con un piano sia per la parte finanziaria che per quella commerciale. I numeri non saranno gli stessi, ma dall’area tedesca abbiamo già avuto una pioggia di adesioni via email».

La Diano tiene a precisare che non ci saranno carri o effusioni “troppo spinte”. Già definito, a grandi linee, anche il percorso dell’evento. «Partiremo dalla zona di ponte Roma per arrivare in Zona industriale all’altezza della Salewa, dove ci verranno dati due ettari e mezzo di terreno per allestite un maxi-tendone, in stile Oktoberfest, per ospitare una serie di eventi di contorno».

Il Gay Pride, o l’Euregio Gay Pride, non si terrà dunque in centro ma in periferia anche per non urtare chi la pensa in modo diverso.

Il comitato organizzatore. Ne fanno parte 7-8 persone ma nessuna associazione. «Veniamo tutti da mondi diversi - spiega la Diano - ma ci siamo messi al lavoro per ospitare quest’evento da privati cittadini». A tirare le fila c’è anche un noto ristoratore bolzanino destinato a curare la parte commerciale. «Sono convinto che il ritorno, per quanto attiene l’indotto, sarà notevole. Bisognerà curare a dovere la parte commerciale». Martedì è in programma una nuova riunione del comitato nella quale saranno messi a punto i prossimi passi.

Il budget. Finora, posto che sono attese da 30 a 50 mila persone, il budget orientativo si attesta attorno ai 170 mila euro, cifra che dovrà essere coperta in larga parte dagli sponsor. «A costare sono gli allacciamenti per i Wc - prosegue la Diano - di cui dovrebbe farsi carico la Seab. Ma anche il noleggio del maxi-tendone (in stile Oktoberfest), capace di ospitare 6-7 mila persone, avrà sicuramente un peso notevole sulla parte finanziaria».

I politici locali. Detto di Durnwalder e Spagnolli, che si sono riservati di valutare il progetto a breve nel suo insieme, anche alla luce del numero di partecipanti e delle soluzioni logistiche che saranno adottate, ieri si è registrata l’apertura dell’assessore comunale Luigi Gallo. «Sono convinto che una città come Bolzano sia attrezzata per ospitare nel migliore dei modi questo evento. Delle trattative si sta occupando direttamente il sindaco che ci ha informato della richiesta un paio di settimane fa. L’importante è capire esattamente di che numeri stiamo parlando». Le uniche perplessità, in giunta, sono state dei due assessori della Volkspartei, ma le trattative sembrano ormai in fase avanzata. «Noi ci crediamo - conclude la Diano - e confidiamo nel sostegno delle istituzioni locali».

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